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VINNIE JONEZ BAND  "Più calmo di te"
   (2019 )

Il desert rock dei Vinnie Jonez Band, esistente dal 2015, torna con un nuovo EP autoprodotto, intitolato “Più calmo di te”. Contiene 5 canzoni in cui si prosegue con l’approccio heavy e stoner degli esordi, con bollenti riff. Sono assenti certe digressioni inusuali, come quella diminuita che si poteva ascoltare in un brano precedente, “Corri”, ed è un po’ un peccato perché dimostrano le capacità della band romana. Si è voluto stare più sul sicuro, tenendo dei ritornelli che cercano d’essere più accattivanti. I testi esprimono inquietudine e malinconia, ma anche solidità e convinzione. La titletrack sfida le difficoltà con la faccia di bronzo: “Non crederti fuori pericolo ormai, un grido mi scoppia dentro, e fa pieno centro, resto comunque più calmo di te”. Un rock carico di groove caratterizza “Lagertha”, il cui significato, probabilmente biografico, resta sconosciuto. Lagertha è una leggendaria guerriera norvegese, ma le parole raccontano di grandi feste in strada e un “corteo che ha fame”, evitato da chi canta: “Sono io, o qui è troppo caldo, ma fuori non mi va; sono io, o qui è troppo scuro, ma fuori ci sei tu”. “Il paese respira” descrive in maniera vaga ed onirica un paese come un’entità viva, un corpo umano: “Non c'è memoria, il suo orgoglio sfonda e scalcia sul fondo un sospiro (…) il paese è qua, e respira, ti butta giù, sei nella mischia, ride e sa perché, non pensi mai, non scegli mai (…) niente è, nulla sarà, è sempre un colpo alle spalle”. “Fango” sembra riferirsi alle facili condanne popolari: “Il dito che preme giù, giudica (…) scorri il tuo fango e scivola, miseria”, mentre in “Nebbia”, nei 6 minuti riff graffianti rimbalzano su sé stessi, indugiando su una nebbia languida che stanca: “Ora qui voglio il silenzio e poi magari dormire un po' (…) questo è il nulla che ti annullerà”. I Vinnie Joez Band affermano di aver voluto dare una svolta melodica ai brani, ma fortunatamente non sembra di ascoltare una evoluzione così radicale e differente. Ci sono alcuni inserti di synth, come in “Fango”, ma i riff restano al centro delle canzoni, attorno ai quali tutto il resto si inserisce, per valorizzarli. Non tutte le parole risultano immediatamente comprensibili, un po’ per la tipica scelta di tenere la voce “dentro il mix” , un po’ perché il cantante si mangia alcune sillabe. Potrebbe essere una caratteristica di stile, come quella di Alberto Ferrari nei Verdena. Fatto sta che quello che si fa ricordare di più di questo EP sono proprio i riff, e l’approccio ruvido generale, che resta il loro maggior punto a favore. (Gilberto Ongaro)