recensioni dischi
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LUCA BURGIO E MAISON PIGALLE  "Versi da bancone"
   (2019 )

Il cantautore siciliano “alla Paolo Conte” Luca Burgio, dopo l’esordio con il suo primo progetto ha lasciato la sua terra e si è trasferito a Berlino. E questo nuovo EP certamente risente della attuale residenza del nostro, a partire dal titolo e dalla copertina del disco. Il bancone del bar è un luogo di passaggio, dove non è difficile raccontare ad un estraneo le proprie storie, versare delle lacrime che si mescolano alla schiuma della birra che cola dal boccale, ma il tutto viene poi cancellato con un colpo di pezza umida dal barman. E i quattro brani di questo EP sono altrettante piccole storie, più o meno (semi)serie, raccontate con l’ironia di cui Burgio è capace. “In fondo al mar”, raccontando di sirene che vengono dal mare, non parla d’altro che degli immigrati che sbarcano sulle nostre coste e delle insicurezze che ciò comporta in noi. “Io a questa invasione proprio non ci sto” canta Luca mentre i Maison Pigalle - che da anni lo accompagnano in concerto - cambiano continuamente ritmo a suon di swing. Mentre ne “Il terzo incomodo” si narra di una vicina di casa focosa che non fa dormire il protagonista, una situazione da cabaret perfettamente eseguita in stile dai musicisti. Si cambia genere ne “La confessione”, in cui una suora nasconde il segreto di avere un amante fino al suo outing nei confronti di Dio: “Perdesti il tuo primato”. La conclusiva “Carezze”, infine, parte dolcemente con un pianoforte, per poi sfociare in una marcetta balcanica alla Bregovic parlando di “ricordi edonistici di gioventù” tra riviste sconce e, appunto, carezze a sé stesso (“ma che male c’è, se non fa male non può chiamarsi male, solo uno sfizio contro la monotonia”). Un bel disco surreale e goliardico, ottimamente suonato, per un cantautore che spicca con coraggio nel panorama musicale italiano con una sua personalità unica. (Francesco Arcudi)