recensioni dischi
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FREDRIK RASTEN  "Six moving guitars"
   (2019 )

L’album di debutto di Fredrik Rasten, Six Moving Guitars (appena uscito per la Sofa Records), è uno splendido affresco di tecnica, tenacia e passione, dove ogni nota è suonata con l’anima e pizzicata appena per risultare il più sincera e concreta possibile.

Nato nel 1988 a Oslo, Fredrik Rasten è un compositore e chitarrista dal notevole talento. Coraggioso e versatile, si avventura in foreste new age dalle quali esce ancora più impenetrabile e misterioso di prima. A ispirarlo però sono anche la classica e il jazz, che sembrano palesarsi poco ma agiscono sottotraccia in modo estremamente evidente, come lontano richiamo. Anche l’avanguardia gioca un influsso imponente su Rasten, che non ha mai paura di rischiare. Il disco si apre con “Wandering”, brano intrigante avvolto da un’atmosfera celtica, dove le corde pizzicate della chitarra ricordano l’andamento delle onde del mare. “Circling” e la sua sorella maggiore “Cicling/Alternating” rimandano proprio al flusso delle maree, con il loro ciclico gonfiarsi e sgonfiarsi, sempre uguale e sempre diverso. Le note cullano l’ascoltatore dall’inizio alla fine. Uno può trovare in esse religiosità o semplice rilassamento.

“Running”, pur sussurrata, nasconde qualche eco inquietante che sembra rimandare ai Pink Floyd di inizio ’70, impegnati in colonne sonore ambiziose e alienanti. L’arpeggio ricorda infatti qualcosa a metà tra More e Obscured by Clouds. Ma è la classica d’avanguardia che ispira maggiormente Rasten, e lo si vede in “Pendulating”, traccia che chiude l’album e che forse è più di tutte il biglietto da visita del compositore. Dopo un debutto più che convincente, è da qui che certamente ripartirà il suo viaggio. E noi ci auguriamo che sia altrettanto brillante. (Samuele Conficoni)