recensioni dischi
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INTO ORBIT  "Kinesis"
   (2019 )

“Kinesis” è il nuovo album degli Into Orbit, duo neozelandese composto dal chitarrista Paul Stewart e dal batterista di Ian Moir. Nonostante i due si presentino come una band post-rock, post-metal e sperimentale, in realtà “Kinesis” dimostra la capacità della band di andare anche oltre, con una proposta parecchio fluida e abbastanza autentica. L'opener “Shifter”, per esempio, si aggrappa a riff possenti prima di aprirsi ad un incedere blueseggiante, mentre “Between star” corre su binari stoner. È solo la fase iniziale di un disco che, dopo aver affrontato divagazioni space (“Crystallize”), torna a martellare con “Summoning” e il suo passo pesante, ancora sospeso tra post e stoner. Nella seconda metà, il discorso si fa ancora più articolato: se “Nil” si appoggia a classici schemi post-rock, con un suoni ragionati, ma più leggeri, “Emergence” introduce note psichedeliche in un pezzo dal sapore molto floydiano, specialmente nella sua prima parte, mentre “Burial mask” unisce diverse anime, con uno dei percorsi più frastagliati di tutto il disco: apertura post sorretta da un drumming violento, breve increspatura stoner, crescendo, e fase più scarna a precedere una nuova evoluzione, da space/post-rock a post-metal/stoner. Prima di una chiosa altrettanto (se non più) complessa, con “Horus”, gli Into Orbit si riaffidano a strutture già disegnate efficacemente in “Nil”. “Kinesis” è un album che evidenzia le ottime capacità compositive e tecniche di una band che può facilmente conquistare il cuore dei fedelissimi del rock. (Piergiuseppe Lippolis)