SERGIO PENNAVARIA "Ho più di un amo nello stomaco"
(2019 )
Nell’alveo di un colto cantautorato classico, rifinito con consumata eleganza, il poliedrico artista siracusano Sergio Pennavaria presenta nelle dodici tracce autoprodotte di “Ho più di un amo nello stomaco” un compendio di bella musica declinata nelle forme garbate di una scrittura sfaccettata e variegata.
Sciorinando implicita ed esplicita devozione ad immarcescibili classici – De Andrè e Fossati su tutti -,affabula grazie a testi fitti ed intensi, perfino opulenti a tratti nell’insistita ricercatezza densa di immagini e sentimenti, ma coloriti ed efficaci nella loro espressività sovraesposta. Certo funzionali ad una musicalità trascinante.
Album traboccante di vitalità, offre in quarantotto minuti e dodici tracce ciò che di meglio ci si possa attendere da una bella penna d’antan come Sergio. Ovvero stile, misura, argomenti: l’arte e l’ardire dell’aedo di piazza, senza smarrire né scordare la focosa brillantezza riposta nel timbro vagamente arrochito, nelle duemilatrecentouno parole incollate come acciughe in un barile, nelle storie che narra sul filo sottile tra immaginazione e realtà.
Tra amori sinceri ed allegorie assortite va in scena un movimentato caravanserraglio che si destreggia tra ritmi ed armonie, dal folk à la Cisco de “L’amore nell’armadio” ad una “Bufera” in dialetto siciliano, fino all’eco di Massimo Bubola ne “Il tappeto volante” o al passo latino di “Un cuore sul viso”.
Affascinano la soffusa aria da piano bar di “Nel mondo senza tempo”, gli accenti mediterranei di “Se potessi come si fa”, la cadenza à la Paolo Conte di “Due parti precise di me” ed una generale atmosfera piacevolmente desueta che emerge con forza e personalità in arrangiamenti corposi e strutturati.
Quasi interamente sviluppato attorno a tonalità minori, tra ascendenze francesi, archi e fiati ed una strumentazione ricca e varia, “Ho più di un amo nello stomaco” è un disco pensato, sviluppato e suonato con meticolosa attenzione e spasmodica cura dei dettagli, lavoro del quale volentieri si colgono di volta in volta sfumature e preziosismi. (Manuel Maverna)