recensioni dischi
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ORIZZONTE DELLE GENTI  "Come un gregge"
   (2019 )

Sembra quasi un dispetto, proporre oggi un progetto cantautorale classico, con la chitarra acustica in primo piano, l’evocazione della parola “proletariato” e del pugno chiuso e tutti i crismi che da vent’anni vengono accuratamente bypassati dai giovani artisti. Eppure è ciò che fa Massimiliano Piantini, cantautore toscano che, nelle sei canzoni racchiuse nel disco “Come un gregge”, racconta aneddoti storici e letterari magari un po’ passati inosservati dai più, ma che in realtà rivestono significati importanti. Nessun enigma però, sarà tutto chiarissimo all’ascolto, poiché la scrittura prolissa di Piantini ti ambienta, ti racconta antefatti, sviluppi, conclusioni e fa anche le considerazioni finali. Emblematica la canzone “2 giugno 2004”. Un incipit psichedelico con i feedback di chitarra elettrica (che per fortuna ci viene concessa negli arrangiamenti), introduce la descrizione di una Festa della Repubblica (definita “Carnevale di Stato”), che quell’anno fu anomala. Si protrasse per tre giorni, e fu un’esibizione muscolare dei militari e delle armi a disposizione dell’Esercito. Chi ha buona memoria, ricorderà che il 20 marzo 2004 gli Stati Uniti iniziarono la guerra in Iraq. Il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi favorì Bush e il suo operato, infatti fu mandato anche un contingente italiano. Pure Papa Wojtyla accolse Bush! Ecco, tutta questa indignazione sta dentro la canzone, nelle parole ma soprattutto nel tono di voce di Massimiliano, che se nella costruzione dei testi ricorda chiaramente Guccini, nell’interpretazione vocale invece si spinge verso quel misto tra rabbia e sogno di Vecchioni. E a fine brano tuona: “Voi che amate la Patria, figlia del caso, la più bella soltanto perché vi ha dato i natali, servi ignoranti, preferite ignorare che tutti gli uomini sono nati uguali”. “9 dicembre” invece affronta un’altra situazione: “La sera è stoffa nera che scende sui volti dei condannati, e mi sorprende nei grovigli spietati d'asfalto, costruiti per distrarci, mentre con nastri luminosi già truccano i morti”. E ricorda che la distrazione del popolo è quanto più sperano i potenti: “Ricorda che il tempo, l'unica cosa che hai, è l'unica cosa che vogliono”. Una fisarmonica intervalla le strofe di “Ballata per Ennedue (Uomini e no)”, che omaggia il libro di Elio Vittorini, che descrive la presenza dei nazifascisti a Milano, durante il mite inverno del ’44. E ad un certo punto si focalizza su un cane, da cui trarre una morale: “C'è un cane bianco di un ufficiale tedesco che è stato addestrato a infierire sull'uomo, ma l'indole è docile, il suo sguardo è buono, per ciò che fa ora prova vergogna. Se anche una bestia ha una propria coscienza, e chi la comanda invece non ne ha?”. “Come un gregge” è una filippica sulle pecore che non sanno d’essere in gabbia: “Il gregge ora pasce in un vasto recinto, non ne vede i confini e per questo è convinto d'aver libero accesso a ogni proprio bisogno (...) non esiste la curiosità, si punisce (...) non si vede motivo di alzare la testa, tanto l'acqua è vicina e l’erba qui è fresca”. Su questo brano da sottolineare l’espressività del bassista, nel suo incedere drammatico e melodico. Sarà un caso, ma laddove un cantautore si faccia verboso, i bassisti si divertono e hanno campo libero; il pensiero mi è andato subito al basso in “Io se fossi Dio” di Gaber. “Assolata noia” smorza i toni polemici per un ricordo più intimo, legato all’infanzia: “Se guardi nel presente non mi troverai, se mi cerchi nel passato può darsi che vedrai un torrente ed un bambino in un'estate d'assolata noia”. Ma il passato nasconde le sue tracce nel presente: “Sognare ci è necessario e inutile, perché respiriamo luce e polvere di uomini e di cose andate”. A fine album torna lo spirito battagliero, e il disco di Orizzonte delle Genti termina col “Valzer dei precari”. Un 3/4 che riesce a definire chi sono i proletari oggi: “Se in Italia esiste qualcuno che è arrivato alla fine del mese, ancor fatica a pagare le spese, è un proletario quello lì”. “Quello che ieri era detto carretto e serviva a portare il bitume, oggi chiamiamo monovolume, e senza quello dove si va?”. Orizzonte delle Genti è un Paolo Pietrangeli del 2019, e chissà che non se ne accorgano tra poco gli adolescenti trap di oggi, appena dovranno cercar lavoro... (Gilberto Ongaro)