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SALE  "L’innocenza dentro me"
   (2019 )

Eugenio Saletti, in arte Sale, è un giovanissimo cantautore romano di nascita e di scuola. Ventenne, ma già attivo nello spettacolo in alcuni lavori per la Rai, esordisce ora con l’album “L’innocenza dentro me”, che mostra le sue influenze, principalmente un rimando alla semplicità di Niccolò Fabi, come alla sua gentilezza nel modo di cantare. Nelle canzoni dell’LP ci sono episodi di leggerezza e di sguardo attento alla quotidianità, filtrata da un occhio interiore. Come nella titletrack: “Lascio tracce di me dentro pezzi di carta masticati e sputati senza essere letti. E poi ci resto male, aspetto le parole, le taglio una a una cercando di imparare”. Sopra arrangiamenti essenziali, che lasciano al centro la chitarra acustica, con “Giocare” si parafrasa Dante, arrivando a rivelare un trucco di seduzione che un uomo non dovrebbe mai svelare alle donne: “Bastava cominciare per farti interessare, bastava farti credere di essere migliore”. Nonostante la facilità dei brani dal punto di vista armonico, c’è un’interessante digressione alla fine del ritornello di questo pezzo. Incontriamo anche un po’ di elettronica morbida, con “Isola”, dove la sicumera precedente viene meno: “La logica mi sfugge e con essa le mie mosse (…) l'odore delle onde bagna i miei pensieri confusi, tu dov'eri?”. Il biblico concetto, secondo il quale noi “siamo il sale del mondo”, è il perno del nome d’arte scelto da Eugenio, e viene raccontato in “Siamo sale”, con tutte le sue contraddizioni: “Abbiamo perso tempo a cercarne altro, e gettato le ali al vento per vederci fallire (…) la felicità è un tassello ancora vuoto, non l'hai spesa (…) Siamo pioggia caduta nel mare, e doniamo sapore alle cose, siamo sale, io e te”. Con “Fuga di cervelli” si smorza la riflessione pesa, in favore di una ritmica rapida e serena. Da una scena patetica in tram, con gente ben poco empatica, la famosa fuga di cervelli diventa una vera e propria fuga geografica: “Vado a vivere alle Hawaii, tra le onde e il mare, una laurea può bastare”. Voce modificata e suoni elettronici ed elettrici introducono “Ricordati di me”, un pezzo pop rock dove non si vuole finire nell’oblio: “Scrivitelo in testa anche dopo una carezza, là dove finisce ogni certezza, ricordati di me”. “Certi giorni” è invece un sentito lento per pianoforte, tra descrizioni di arte visiva, quadri non finiti e “colori appassiti”. Uno scherzoso ritornello latineggiante accompagna “E Kafka che fa”, immaginando che il noto scrittore commenti una relazione vissuta: “Scriverà parole assurde su di noi, riderà dei nostri sbagli”. “L’essenza del volo” riporta il mare fra i temi ricorrenti di Sale, per un’altra storia di coraggio: “Sarà la convinzione dei tuoi occhi a colori, l'eternità che nasconde i segreti”. L'ultimo pezzo “Rimani”, cantato duettando con Cristina Cecilia, è un definitivo navigare fra i ricordi, che a volte non permettono di proseguire: “Il passato è un’ancora che mi tiene immobile”. Ma alla fine basta seguire il corso naturale delle cose per riuscire a vivere nel presente: “Nella notte scura il sole sorge e sorgerà”. Messaggi chiari e semplici quelli di Sale, che scrive con umiltà e delicatezza di un mondo di sentimenti comuni. (Gilberto Ongaro)