recensioni dischi
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CAPPELLO A CILINDRO  "Per non rallentare"
   (2006 )

E' un momento straordinario per la musica italiana. Dischi non se ne vendono, lo sanno anche i bambini, quindi le classifiche non parleranno mai (a parte rarissimi casi, vedi Negramaro) di questa nuova ondata. Che però c'è, è immutabile. In questo momento straordinario, in questa nuova ondata, un posto di assoluta preminenza ce l'hanno, meritatamente, i Cappello A Cilindro. Il loro primo album del 2004 "Poeticherie" (che in verità era stato preceduto dai due e.p. autoprodotti "Cappello A Cilindro" del 2001 e "LetterAme" del 2002) era rimbombato come un assordante tonfo nela panorama delle note tricolori. Geniale, sbarazzino, intrigante ed innovativo. Sono quindi arrivate 3000 copie vendute, una tournèe seguitissima in tutto lo Stivale (85 concerti in 15 mesi), la partecipazione a Telethon (Rai 1), SanremOff 2005, un Fan Club di oltre 200 iscritti, e soprattutto il concerto del 1° maggio in piazza San Giovanni a Roma davanti a 700 mila persone, che li ha resi noti quasi dalla sera alla mattina, grazie soprattutto alla seguitissima diretta televisiva. Un piccolo-grande caso, insomma, ora replicato alla grande con il secondo "vero" album "Per non rallentare", quello (si spera) della definitiva consacrazione. Quattordici storie di vita, con musiche a tratti ammalianti ed a tratti scatenate. Emanuele Colandrea, cantante ed autore di quasi tutte le note e le parole che sentirete in quest'album, palesa mestiere e misura allo stesso tempo, come pochi grandi sanno fare. Qua e là risuonano Capossela e Bandabardò, a volte invece Avion Travel e Banda Osiris, ma la strada di questi ragazzi è a se stante, non paga e non vuole pagare dazi pesanti e limitanti a nessuno. Ascoltatevi "Il vento forte" e "San Giuliano"; poi prestate l'orecchio a "Dal vetro" ed alla title track "Per non rallentare". Penserete di trovarvi davanti a due diversi gruppi, che non solo compongono ma eseguono pure in maniera diametralmente opposta. Invece, sono i Cappello A Cilindro. Unici ed ambivalenti. Ma, sempre, straordinariamente dotati, come nemmeno Rocco Siffredi può dire di essere (anche se si tratta di diverse "dotazioni"). E' facile prevedere che faranno tanta strada, questi ragazzi. Di questi tempi non si sa mai, ma loro ce la faranno. O forse ce l'hanno già fatta. (Andrea Rossi)