MAURO REPETTO "Zucchero filato nero"
(1995 )
Trovatelo, non lasciatevelo scappare. Mettetelo su, e so benissimo cosa direte. "E' la roba più inascoltabile che abbia MAI messo nel mio stereo". Ma so anche che, dopo, lo riascolterete. E non potrete più farne a meno. Perché il gusto dell'orrido ce lo abbiamo un po' tutti, va là, altrimenti non avremmo mandato "Attila flagello di Dio" al vertice dei DVD più amati. Lui era quello che, dietro Max Pezzali, saltava e ballava. E non faceva altro (però la voce di "Te la tiri" era sua). Poi, ad un certo punto, come Jack Frusciante, lasciò il compare. Forse perché gli 883 stavano virando verso cose meno free di "Chiuditi nel cesso" o "6 1 sfigato", forse perché Max non aveva più bisogno di chi gli componesse le basi. Se ne persero le tracce per qualche mese, poi arrivò questa perla della discografia mondiale. Un unico, gigantesco argomento: figa, figa, figa. Che, soprattutto, non ci sta. A partire da "My love", dove gli sfugge perché "forse ho sbagliato a metter su tutto 'sto gel unto come un topo, presto shampoo e tanto phon", per passare a "Porno a Las Vegas", racconto di un clamoroso flop del gruppo di amici, che nel Nevada prende picche da tutti, e si trova anche il conto del pornazzo noleggiato in albergo. Non ci stanno, proprio mai, ma lui non si tira indietro: ha sempre "voglia di cosce e di sigarette", vero inno delle generazioni attuali, altro che la banale "Certe notti". C'è anche una struggente autobiografica "Brandi's smile", racconto di quando lasciò Cecchetto e Pezzali, con tanto di nomi e cognomi, per andare a girare un film, pretesto per zifolarsi tal modella Brandi. Stranamente, chissà perché, nessuno gli diede i denari per codesta impresa. Non sapendo cantare, non sapendo rappare, scrivendo testi tipo "Ma mi caghi???", si può entrare nella storia. Pare che ora, dopo aver fatto il Pippo ad Eurodisney, insieme alla moglie abbia una catena di negozi di abbigliamento: nell'elenco telefonico di Parigi ci dovrebbe essere anche lui. Chiamatelo, e ringraziatelo per quanto ci ha dato. (Enrico Faggiano)