recensioni dischi
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ORANGO  "Da per terra sicuro non cado"
   (2019 )

Progetto intrigante e misterioso quello che fa capo ad Orango, fantomatico duo bolognese che si trasforma in trio, all’atto di salire sul palco, con l'ulteriore supporto di Carlo Barbellini (batteria) e Diego Comis (chitarra). Nascondere l’identità non è certo una novità (visti i precedenti illustri di Residents e Tre Ragazzi Allegri Morti), ma stavolta il Nostro non bada al risultato finale, puntando invece ad ottenere qualcosa che lo soddisfi in pieno, consapevole di creare un prodotto magari sbilenco ed atipico, ma che (in sostanza) si allontani dalle paludi dell’ordinario e dello stra-usato. “Mostaco” è il dardo menefreghista dell’ingresso, sciorinato con tagliente spoken-word, in cui Orango tracima pensieri in libero arbitrio, con un ossessivo tragitto in fuga, mentre “Ay948km” abbassa la ritmica ma non dimentica di far fuoco con tratte di rullanti frenetici. Invece, “Cepre” parte con chitarra sbrindellata per lasciar fluire il vociare di Orango in acida invettiva, contro coloro che regalano ruffiani consensi, preferendoli al confronto dialogativo, magari espresso “in stampatello” per riabbracciare la semplicità smarrita. La sberla percussiva di “Strame” ci fa intendere che, se abbiam voluto la bicicletta di Orango, ora tocca pedalare in compagnia di un fanta-combo che magnetizza nel suo buco nero ma senza chance di fotografarlo, e l’astrattismo che pervade l’anima è comunque una bandiera bianca sventolante nel deserto, sperando che l’ultimo cammello che passa, di nome “Gomma”, scarichi dalle gobbe traballanti riserve d’acqua che rifocillino membra e viscere, vistosamente essiccate da noise e siderale math-rock. Ma, contro un allestimento ben organizzato come questo degli Orango, c’è ben poco da fare: è come combattere un serial killer con pistole ad acqua. Tuttavia, mai abbandonare l’indagine: “Da per terra sicuro non cado” necessita di più appostamenti in quanto scaltro, stralunato, istrionico. Però, con acume d’ascolto, prima o poi risolverete il caso. (Max Casali)