recensioni dischi
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PHOMEA  "Annie"
   (2019 )

È tornato da pochi giorni Fabio Pocci, già membro di S.U.S. e Sparflatz, col suo progetto Phomea, dopo l’EP del 2012 intitolato “La stessa condizione”. “Annie” è un vero e proprio debutto sulla lunga distanza, che lega una certa attitudine cantautorale ad un sound parzialmente ispirato al rock indipendente degli anni novanta, specialmente quello a stelle e strisce, oltre che ad un pop mai troppo scontato. La partenza, con la titletrack, è morbidissima e immerge in atmosfere oniriche e stratificate, che sembrano caratterizzare anche “Solo aria”, prima di sorprendenti increspature. “Carnefice” si adagia su strutture più classiche e lineari, con un cantato particolarmente espressivo su basi rock leggere, poi “Non ho memoria” resta su buoni livelli con un sound ancora dal sapore indie rock. “Piazze in festa” torna ad aggredire in maniera più decisa, e “Ho paura di te” fa lo stesso, con vibranti distorsioni e accelerazioni improvvise. Con “Battito regolare” e “Gravità”, invece, Pocci concede spazio al cantautorato, ma a impreziosire il lavoro nel primo caso c’è anche una coda scorbutica e davvero riuscita. Malinconia e inquietudine emergono in “Mi manca un gesto”, la cui chitarra si avvicina addirittura all’emo più educato, mentre la chiosa è affidata alla dolcezza di “Santa Maria Elettrica” e alla deliziosa “Don’t look back”. Il primo full length firmato Phomea è un disco davvero ispirato e discretamente complesso, in cui tutti i brani sono a fuoco, pur non essendo mai troppo simili tra loro. (Piergiuseppe Lippolis)