recensioni dischi
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ARLO BIGAZZI & STEFANO SALETTI  "La Passione"
   (2019 )

Le ultime ore di un uomo consapevole di essere tradito, catturato, torturato e ucciso, riecheggiano nell’intenso lavoro di Arlo Bigazzi e Stefano Saletti, che mettono in musica la Passione di Gesù Cristo seguendolo lungo le tappe che vanno dall’Ultima Cena del Giovedì Santo alla scoperta del Sepolcro vuoto “il giorno dopo il Sabato”. Il disco “La Passione” fa da colonna sonora alla “Processione di Gesù morto” tenuta a Terranuova Bracciolini (Ar) e messa in scena dalla compagnia teatrale Dritto & Rovescio, rappresentazione popolare che viene eseguita (ogni 7 anni) da oltre 3 secoli. Siamo in presenza di una narrazione sonora in cui si fondono strumenti della tradizione all’elettronica, mescolando stili mediterranei a influenze mediorientali: il risultato è rappresentato da otto tracce che ripercorrono pietra dopo pietra, filo d’erba per filo d’erba, passo dopo passo e caduta dopo caduta, il cammino di Gesù dal Getsemani al Sepolcro. L’opening track, “L’Ultima Cena”, presagio di ciò che avverrà, porta con se la convivialità del Pane e del Vino unita all’ascolto da parte dei dodici delle ultime volontà di Gesù. Uno scenario che si apre alla meditazione di ciò che segnerà per sempre il futuro dell’umanità nel rapporto tra uomo e Dio. Flauti, violini, bassi e chitarre si fondono creando un’atmosfera di mestizia che conduce all’amara riflessione del “Getsemani”. Un lamento fa sudare sangue nell’ora più buia in cui vengono a galla le debolezze umane come il tradimento dell’infame, il rinnegamento dell’amico fedele e la paura dei compagni di strada che porta alla fuga. Occhi chiusi nel buio della notte per ascoltare questo triste lamento accompagnato dal piano e da percussioni e strumenti mediorientali. La tensione è palpabile quando Gesù viene catturato e portato dal sommo sacerdote per essere interrogato: “Voi Dite Che Io Sono” è una bestemmia per scribi, farisei e autorità ebraiche che, riunite in un processo sommario, decidono la condanna a morte di Gesù. La tensione si impadronisce della musica che diventa nevrotica e alienante lasciandosi alle spalle quell’atmosfera di meditazione che aveva contraddistinto le tracce precedenti. Segue l’invio a Ponzio Pilato ed Erode per dare seguito ad una sentenza già scritta: i romani non vedono in Gesù il pericoloso sobillatore meritevole di morte e propongono alle autorità ebraiche la scelta tra Barabba e Gesù. Di fronte al quesito, la risposta “Prosciogli Barabba” diventa una sentenza di condanna a morte per Gesù, sentenza che passa lungo una via Crucis fatta di insulti, cadute, pianti e lamenti fino al Golgota. “La Calmide Rossa”, la tunica tirata a sorte dai centurioni mentre in cima al legno si vede l’incisione INRI ("Gesù Nazareno Re dei Giudei") in latino e la traduzione in greco ed ebraico. L’umanità vista dagli occhi di un uomo appeso ad una croce è fatta di donne che piangono, tenute a distanza da soldati indifferenti, da autorità sacerdotali che guardano il condannato con occhi di sfida, da altri due condannati, uno a destra e l’altro a sinistra. Questo è il “Golgota”, altura in cui si odono i lamenti di uomini sofferenti appesi alle croci sotto lo sguardo di una “platea variegata”. Chitarre, tastiere e percussioni sono i testimoni di questo scenario surreale dove si aspetta la morte dei condannati: bisogna che la morte giunga presto perché al tramonto inizia lo Shabbat, il riposo, il giorno consacrato a Dio e ogni attività deve cessare. “La Nona Ora”, sono circa le tre del pomeriggio, quando “Tutto è compiuto” e Gesù rimette lo Spirito nelle mani del Padre: si squarcia il velo del tempio, la terra trema e si eclissa il sole. La tensione emotiva delle pie donne si scioglie in pianto disperato mentre la musica riporta il tutto su quel clima meditativo che fa riflettere sul significato di una vita in rapporto alla trascendenza. La morte è la fine di tutto o un nuovo inizio? Attraverso chi stabilire questo nuovo inizio? Chi aveva trasmesso un nuovo modo di vivere il rapporto tra uomo e Dio è stato messo a morte e tutto sembra perduto. Ci si chiude in un silenzio interiore egregiamente esaltato dalla musica. L’Ora nona porta allo Shabbat. “Il Giorno Dopo Il Sabato” si riprendono le attività quotidiane: i pescatori tornano alle loro barche, i pastori ai loro greggi, i mercanti ai loro affari e le donne alle loro faccende domestiche. Le donne che erano ai piedi della Croce si recano al sepolcro ma qualcosa di irrazionale, di inspiegabile e lontano da ogni logica accade: quel corpo flagellato, percosso e crocifisso non si trova nel sepolcro. Un crescendo emotivo porta alla non comprensione di cosa sia accaduto al corpo di Gesù, alla fuga per avvisare i discepoli e alla paura. “Il Giorno Dopo Il Sabato” quel corpo assume altre sembianze e si manifesta al mondo sotto una luce nuova con le sonorità che riflettono questo stato di stupore misto a confusione. Si chiude così il dramma di una Passione sonoramente narrata dal duo toscano: un lavoro intenso, genuino, meditato e che apre alla riflessione. Passione è viaggio mentale non solo tra le vie pietrose di un calvario raggiunto duemila anni fa ma è anche un viaggio interiore dentro ognuno di noi, alla ricerca o alla riscoperta di quella umanità tanto ferita quanto considerata da Dio. (Angelo Torre)