PIPPO POLLINA, W.SCHMIDBAUER & MARTIN KÄLBERER "Suden II"
(2019 )
“Süden II” è il secondo capitolo discografico di una lunga amicizia italo - tedesca, quella iniziata nel 2002 fra Pippo Pollina e Werner Schimdbauer, accompagnati dal virtuoso polistrumentista Martin Kälberer, costui attivo con Werner dal 1993. Si tratta di un incontro fra due cantautori diversamente meridionali: Pollina palermitano e cantautore impegnato di successo, prima in Europa e tardivamente in Italia; Schwimdbauer bavarese, che oltre ad essere musicista è anche un attivissimo presentatore della televisione pubblica in Germania (con un rapido giro su YouTube si trova per prima una sua lunga intervista a nientemeno che Reinhold Messner!). L’album contiene quindici eleganti canzoni, sette in tedesco e sette in italiano (più una strumentale), ma la distinzione non è sempre netta. Più volte, nei pezzi si intersecano strofe nelle due relative lingue. Kälberer decide di improntare gli arrangiamenti qua e là in una coerente direzione southern rock, coi suoi incisi ed assoli di chitarra à la Lynyrd Skynyrd. Inequivocabilmente, il primo pezzo si intitola “Richtung Süden” (direzione sud), e tra chitarre acustiche e percussioni, Pippo parla di sole che brucia e notti attorno ad un falò. Sul versante sassone, un po’ difficile per il sottoscritto in quanto tedesco svizzero, si notano però un “pasta polpette” e “vino, sowieso”. “D’altro canto” muove verso una bossa nova con sax, mentre Pollina canta di accettazione della vita, con un ribaltamento dell’oggetto-musica che si fa soggetto: “E va come ci va, e d’altro canto non può andare, questa musica che ci sta ascoltando”. Musica delicata per “Fensterbank”, osservando un panorama grigio (“dunkelgrau”) e l’uggia di ottobre: “La pioggia bagna l'imbrunire, il vento piega le ginestre, l'autunno gioca fra le giostre”. Toccante “Le città dei bianchi”, scritta su domande di speranze spirituali, rivolte al padre: “Padre, ma è vero che nelle città dei bianchi (…) ci aspettano con una spiga e un sorriso, ci aspettano come in Paradiso? (…) Padre, ma è vero che nelle città dei bianchi si dorme in silenzio all'ombra di un lume, e non si odono i rami smerigliare il fiume e le stelle son solo un fioco barlume?”. Anche Schwimdbauer analogamente pone domande al proprio “Vater”, e un assolo di sax soprano suggella l’emozione. “Stolz drauf” è una canzone di Werner colma d’orgoglio per le proprie radici, per la scritta nella sua carta d’identità, ma contro le derive nazionaliste: “Und ob I jetzt Oberbayer, Massai oder Eskimo bin, d’Hauptsach is für mi, I bin den freier Mo”. Non ha importanza essere della bassa Baviera, masai o eschimese, l’importante è essere libero. Cose che fino a dieci anni fa sembravano ovvie ed assodate, oggi ci troviamo invece a doverle ribadire, assieme a Pollina e alla sua preoccupazione: “Dove va il mondo, il mio Paese? Il futuro della civiltà? Si è fatto scuro il cielo, nell'ombra cerco invano il senso della mia libertà”. Con “Io e te” i tre giocano facile a farci piangere a dirotto, con l’ausilio dell’orchestra. Qui Pippo, con voce rotta, augura all’interlocutore una vita libera e senza turbamenti per ciò che lascia: “Che non ti serva un orologio al polso, che ti conti le ore, i giorni, le cene all'imbrunire, e non ti sfiori il dubbio che mi ha scosso, vedendoti andar via con quelle ali come bandiere lassù”. Un piano elettrico accompagna Werner in “Ganz schee weit”, mentre Madlaina Pollina, figlia di Pippo, canta “But then again”, unico pezzo con parole in inglese, raggiunta però presto dal padre a duettare, sempre su melodie emotive. Un sostenuto jazz strumentale, “Gubaldoria”, alleggerisce l’anima, tra improvvisazioni di piano e tromba. Una ballata in 6/8 di piano e fisarmonica accompagna le parole “romantiche” sui generis di “Vita d’artista”: “Ma dimmi che fai, dove sei, se un giorno tu mi porterai a vendere i fiori con te al mercato dei marinai fra i camion e gli operai”. Il southern rock torna in un crescendo quasi pop, con “Nia vorbei”. Pollina si mantiene ancora placido con “Tra la terra e il cielo”, dove Schwimdbauer torna ad incrociare le sue Wӧrter con quelle di Pippo. Parole di fantasia e consolazione arrivano da Werner in “Stell da vor” (Immagina lì): “Stell da vor, du bist nicht krank” (“Immaginati lì, non sei malato”). Ancora un episodio viscerale con la tromba malinconica di “Per sempre se lo vuoi”, così come l’interpretazione vocale di Pollina. Il disco è chiuso a bassa voce con “A jeder, der do moant”, una chiusura umile per due cantautori che non hanno nulla da invidiare ai nomi più noti, dopo aver riempito l’Arena di Verona di 10.000 spettatori; e sono un esempio concreto dell’arricchimento reciproco, che deriva sia dalle differenze che dalle somiglianze tra i popoli europei. (Gilberto Ongaro)