recensioni dischi
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ALEXANDRA SPENCE  "Waking, she heard the fluttering"
   (2019 )

Alexandra Spence è una musicista e sound artist originaria dell'Australia (Sydney), ma legata all’Europa, che da poco ha debuttato con “Waking, she heard the fluttering”, un album (pubblicato dall'ottima Room40 Records) di ambient e musica concreta realizzato attraverso un collage di field recordings da tutta Europa, e da inserti elettrici che danno l’impressione di trasformarsi in piccoli racconti di viaggi. Dopo l’introduzione di “Begin”, “Waking, she heard the fluttering” entra nel vivo con l’incedere morbido di “Bodies in place”, tra rumori di città e versi di uccelli che si inseriscono nelle pieghe del brano, e quello scheletrico di “Bodyscan”, lento e un po’ soffuso. “A soft crackle” si graffia un po’ e perde la sua vocazione ambient per dare risalto alle varie registrazioni, mentre i due brani successivi propongono un discorso complesso e articolato, prima con gli otto minuti di “Sleep in nothingness”, poi i quasi impalpabili sussurri di “Flora (for a friend)”. La titletrack è il pezzo più lungo e complesso del lotto, con un’apertura minimal e il lento ingresso di registrazioni di voci in francese. Suoni liquidi, nel finale, cedono di nuovo il campo ad ambientazioni elettriche, ma a chiudere l’album, dopo l’intermezzo di “Cleanse”, è la sognante “Sky and sea were indistinguishable”, piuttosto lineare nel suo percorso, ma non per questo banale. Alexandra Spence debutta con un lavoro bello e coraggioso, che mette in luce buone idee, ma che resta inevitabilmente confinato ad una nicchia di ascoltatori. (Piergiuseppe Lippolis)