recensioni dischi
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RAINBOW BRIDGE  "Lama"
   (2019 )

Dopo anni di attività come tribute band di Jimi Hendrix, i barlettani Rainbow Bridge hanno scelto di cominciare a produrre materiale proprio. Il primo vagito di questo nuovo percorso artistico è stato “Dirty Sunday”, EP pubblicato lo scorso anno e accolto con favore dalla stampa specializzata. A confermare le buone sensazioni, all’alba del 2019, è arrivato “Lama”, secondo capitolo discografico per la band pugliese. Il nuovo album include sei brani e va oltre “Dirty Sunday”, inserendo il cantato e compiendo un passo importante verso la forma canzone, ma soprattutto aggiungendo passaggi blues e stoner in un contesto che conserva anche l’influenza delle prime esperienze della band, ovvero l’epoca aurea e “classica” del rock, specialmente nelle sue declinazioni hard anni settanta. L’album si schiude con la titletrack, uno strumentale che mostra un certo legame col passato, ma anche un approccio più ragionato, poi “The storm is over” vira in maniera decisa verso l’hard rock. “Day after day” e “Word, invece, accelerano fino a deflagrare progressivamente, con il primo arricchito anche da venature psichedeliche. Gli ultimi due brani di “Lama” sono “Spit jam”, col suo suono massiccio e muscolare, e la lunga corsa di “No more I’ll be back”, ancora fra stoner e psichedelia, in undici minuti di grande musica. I Rainbow Bridge proseguono il loro percorso di crescita con un lavoro di spessore, che mette in luce tecnica e belle idee, rimpolpando una scena underground italiana sempre più vivace. (Piergiuseppe Lippolis)