recensioni dischi
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ALBERTO N.A. TURRA  "The Taan Trio live at Easy Nuts Lab"
   (2019 )

Il chitarrista Alberto N.A. Turra, uno dei musicisti più talentuosi nel suo genere, estremamente versatile e originale, grazie all’apporto di William Nicastro e Stefano Grasso, dà vita al Taan Trio. In questo live fonde il jazz più intimista e avvolgente con l’indie-rock nostrano, dalle sonorità a tratti ricercate e a tratti più grezze.

Intenso virtuosismo che sa mescolare la nostalgia e la tristezza del jazz all’energia del rock fino a toccare deliri aggressivi e graffianti di puro hardcore e momenti punk: tutto questo è il Taan Trio, guidato da Alberto Turra, chitarrista dal talento cristallino, gruppo stranissimo e straniante, affascinante e complicato. È dal vivo che il trio esprime al meglio le proprie capacità e idee, sprigiona la sua massima potenza e regala perle agli spettatori.

Il disco parte con “Darvish”, che presenta un’esecuzione spigolosa, precisa e levigata; ogni strumento si fonde perfettamente con l’altro, il lato ritmico è la degna controparte di chitarra e basso, e l’atmosfera generale è sognante e delicata. Ci sono alcuni picchi durante i quali la velocità aumenta e l’aggressività non manca: è un segno caratteristico del trio. “Trevor” mantiene quest’aria sognante e leggera aumentando i virtuosismi ed entrando più esplicitamente nel jazz; la successiva “Toni Boselli”, invece, diventa quasi world music, con ritmi stranissimi e assoli di chitarra sperimentali. Il pubblico apprezza: è entrato nel mood, sa gestire le proprie emozioni e spera di poter essere ancora sorpreso.

“Andrea Rainoldi” tratteggia i contorni di un certo folk lo-fi contemporaneo, si sposta nell’universo jazz quando subentra la batteria ed entra infine in un hardcore improvviso e inaspettato, gestito e reso splendidamente, che ricorda alcuni episodi della saga Moonchild di John Zorn. Si ritorna nel jazz, religiosamente e di soppiatto, per il finale, che termina però con un ulteriore, strepitoso crescendo, che taglia il fiato a chi ascolta. Si passa poi al jazz sperimentale e acido di “Wights Waits for Weights”, strana sin dal titolo, ambiziosa e difficile. Seguono “Black Madonna” e “If You Want Me to Stay”, altri due pezzi eseguiti in maniera delicata e meticolosa, dove al sottofondo jazz subentrano influenze indie-rock e momenti di improvvisi crescendo ritmici, che costeggiano quasi il genere punk. Conclude il live “Cellule”, jazz affascinante e seducente, che dimostra una volta di più quanto Alberto Turra e i suoi compagni di viaggio siano musicisti decisamente intriganti. (Samuele Conficoni)