recensioni dischi
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RIAN TREANOR  "Ataxia"
   (2019 )

E' un album che non capisco. Ve lo dico subito, così vi togliete ogni dubbio. L'unica cosa azzecata è il titolo. ''Ataxia'' (uscito per la Planet Mu Records) è la perdita totale sul controllo dei movimenti del nostro corpo. Quindi, forse, Rian Treanor ha spontaneamente registrato il tutto, preso da questo segnale neurologico. Apprendo da un motore di ricerca famoso che questa malattia non ha cure, però se è causata da un infortunio può scomparire completamente. Il nostro musicista potrebbe avere seguito un filo di neuroni per comporre queste tracce catturate da quattro live diversi (Germania, Spagna, Italia, Regno Unito). Il secondo brano ci comunica o afferma che ''people don't understand people'' (le persone non capiscono le persone). Magari il sentimento è ricambiato. Questa frase racchiude tutto il meglio della filosofia di Sheffield, dove l'inglese è cresciuto. ''Ataxia C1'' e ''C2'' sono le più convincenti, ma se si entra nel genere rave/electro/techno/blabla non ci sono grandi novità. E il live deve essere pesante, a tratti noioso. Come quello di tutti i DJ. Ci sono molte sincopi, riduzioni tonali e dinamiche, assimetrie sonore di fase e sfasate, ma continuo a non comprenderlo. E continuo ad ascoltarlo. Questa è la decima volta. E il mio piede sta ballando, in sincrono con la testa. Su ''Ataxia D1'' anche il mio vicino, incuriosito, mi chiede che ca..lo sto sentendo. Lo invito per un tè. Ci sediamo, mettendo l'album a tutto volume. Arrivano altre persone, già danzando. Mi sa che ho capito, ora! Dannato Rian... (Matteo Preabianca)