L'INVASIONE DEGLI OMINI VERDI "8 bit"
(2019 )
Un felicissimo ritorno per gli amanti della scena hc punk italiana. L’Invasione Degli Omini Verdi è tornata, con un nuovo album basato sul numero 8. Si chiama “8 bit”, è l’ottava uscita della band, e contiene otto canzoni. Otto schegge impazzite senza sconti sulla velocità e la potenza di suono, sempre quello sì, quello che non stanca mai. Si parte con “Credimi”, che subito ammonisce l’ascoltatore: “Credimi quando ti dico che non siamo liberi dalle ingiustizie”. Ma quest’album, oltre a riproporre ripetutamente gli argomenti cari all’ambito punk melodico, ne è anche un po’ l’elogio, a quella scena fiorita negli anni Novanta. “La nostra storia” è piena di ricordi nostalgici e ringraziamenti verso chi ha sempre sostenuto quella scena “che sarà per sempre casa mia, e nostra”: “Gli applausi sono per voi”. Nelle canzoni torna spesso il concetto di “un’arma per difenderci”, ma visto i tempi che corrono, visto che andiamo verso uno spaghetti western reale, in “Rinuncia” i nostri eroi specificano: “Io non giustifico chi ammazza”. Poi vanno nel profondo: “Rinuncia a ciò che sei, rinuncia a ciò che hai”. Rinunciare al superfluo, che distrae dalla nostra vera essenza, costantemente bombardata da cazzate. L’Invasione non si arresta (tanto per far innervosire qualche omino anzi omuncolo, che anche se non è verde, è nero dentro), e in “Funerale della verità” canta rivolgendosi alla Speranza: “Corri speranza, vestita di niente, al funerale della verità”. Giusto per cercare di risvegliare le coscienze: “Il dubbio di essere sbagliato in questo mondo diviso a metà”. Con “Vorrei” ci si rivolge senza mezzi termini ai nuovi giovani, rovinati fin da piccoli dai modelli ipercompetitivi del cieco liberismo selvaggio: “L’arrivismo è il segno indiscutibile di una generazione nata sterile”. “Vorrei scegliere il modo per difendermi (…) dalle favole che uccidono realtà”. L’ottimismo di questa musica, affine spesso a quella delle sigle dei supereroi, si tinge di tinte fosche in “Un nuovo giorno”, con parole che è bello riportare per intero: “In questa notte che scivola, lungo le strade della mia città, tutto è come la pellicola di un film, rovinata dall’umidità. Segni di corpi trascinati, per nascondere segreti che nessuno mai saprà”. In questo periodo storico involutivo, ricostruire le coscienze non sarà facile, e gli Omini Verdi sono consapevoli che forse non vedranno mai i risultati di ciò che pazientemente seminano: “Gli occhi miei non sapranno mai se dopo questa notte un nuovo giorno sorgerà”. Ma non bisogna cedere lo stesso, perché gli occhi di molti al momento sono “chiusi per sempre dall'odio inumano che sta uccidendo la mia città”. In un minuto e mezzo poi la band si scaglia contro i trappers, giocando a fare i “vecchietti” in una sala giochi, e nel video di “Arcade Boyz” si vedono impegnati a Street Fighter, contro avversari che hanno le facce di Sfera Ebbasta e gli altri, fino al temibile Idra a tre teste della Dark Polo Gang. E i complimenti non si sprecano: “Figli della merda, pippatemi sul cazzo un felice regresso, a tutti voi dagli Arcade Boyz!”. Ultima canzone “Fine”, che sempre correndo sfrenatamente, porta alla luce un concetto, che nonostante la nostalgia e la malinconia, non lascia disperare: “La fine è un nuovo inizio per chi non si arrende mai, la fine è una nuova evoluzione che col tempo capirai”. Nulla si distrugge, tutto si trasforma. Ecco, speriamo sia vero anche per questa musica, che è molto più di musica. Quello di questi alieni è un ritorno di cui avevamo bisogno… e che pure volevamo! (Gilberto Ongaro)