recensioni dischi
   torna all'elenco


MARSALA  "Marsala"
   (2019 )

Marsala, progetto solista elettroacustico del cantante e chitarrista dei The Rambo, Andrea J. Marsala, esplora sonorità e generi completamente differenti da quelli perseguiti dalla sua band; dal punk-rock noise di quest’ultima, infatti, Marsala è passato a sonorità lo-fi sorprendenti e originalissime, vicine all’industrial e allo sperimentale, e questo album dimostra il suo talento e la sua versatilità.

Il disco si apre con l’incubo fatto di stratificazioni sonore e fughe verso l’ignoto che è “Slipping into Open Flash”, cupa e inquietante, che martella con le sue percussioni e spaventa con i suoi synth. Throbbing Gristle, Einsturzende Neubauten e Psychic TV sono probabilmente i nomi che più vengono alla mente quando si ascolta un brano di questo tipo. Esperimenti e coraggio caratterizzano anche la successiva “Drowning in the Void”, dove l’industrial lascia il passo ad atmosfere sempre lugubri ma ben più vicine all’elettronica pura, al dark anni ’80, persino al rock progressivo; le influenze di Dead Can Dance e Goblin sono evidenti e sapientemente rielaborate. Segue “Wide Open Wound”, anche questa fortemente ispirata da quel sound fusion e straniante, ai limiti della psichedelia, della stagione alternative di Dead Can Dance e Tears for Fears. Disillusa, feroce e confusionaria, lascia lo spettatore spiazzato di fronte a un mondo che pare essere abitato solamente da droni. “The Dystrophic Dancer” mantiene quel senso di inquietudine e caducità mentre vira verso sonorità ancora più elettroniche e dark, dove una voce robotica tiene il passo dei synth e delle inquietantissime percussioni.

“Streams of Light”, che apre idealmente la seconda parte dell’album, sembra agguantare quei toni epici che caratterizzano un certo progressive italiano anni ’70 che ha saputo valorizzare la narrazione di mondi immaginifici e post-storici attraverso musiche globaliste e fuori dal tempo. Voci strane in sottofondo si irradiano verso universi non ancora scoperti. Arriva poi “Sipario”, sin da subito chiaramente più ritmata del resto del disco, che non rinuncia però alle dissonanze spaventevoli che tanto ama Marsala. Conclude il disco una parentesi nuovamente lo-fi, elettroacustica ed epica, che si ricollega idealmente a “Streams of Light”: si tratta di “Ultime Fatiche sulla Via del Ritorno”. Anche qui Marsala non rinuncia a passaggi inaspettati e sconvolgenti, come l’intrusione industrial a metà brano, ma il basso e i synth, dolcissimi, portano di fronte all’ascoltatore l’immagine di una distesa di verde e di pace, l’Età dell’Oro, anch’essa, però, di tanto in tanto turbata da qualche crimine o misfatto. (Samuele Conficoni)