KING "Steps in time"
(1984 )
Datemi una telecamera, fatemi girare un videoclip, e vi solleverò il mondo. Lui si chiamava Paul King, aveva creato un gruppo che da lui prendeva nome, si era laccato i capelli in modo da avere un simil pappagallo nero sulla cabeza, e si era disegnato dei graffiti sugli stivali: era così nato il video di "Love and pride", su rocce dove i coloratissimi amici suoi sbucavano fuori dai sassi a suonare (?) percussioni ed altro. Sgraffignato il successo, proprio in comproprietà con un altro britannico che, insomma, non è che vestisse come per andare in banca (Pete Burns), arrivò anche l'album, insieme ad un altro singolo ("Won't you hold my hand now") a sfruttarne il momento. Il genere? Pop senza particolari velleità, che non aveva né il calor ghiacciato della new wave, né l'esagerato glamour dei Duran o degli Spands. Ma bastava una qualche moina davanti ad una telecamera, fatta bene, per elevarsi nelle classifiche. Hai visto mai che Paul avesse sbagliato mestiere? Il seguito alla prossima puntata. (Enrico Faggiano)