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LAMAREA  "Respiro"
   (2019 )

Il “Respiro”… è quello che mi è mancato, durante l’appassionato ascolto del nuovo disco dei Lamarea, emergente band toscana giunta al loro secondo album, e che mi ha entusiasmato come poche band sono riuscite a fare negli ultimi perodi, per la loro forza, passione e soprattutto originalità nel fare un ottimo pop/rock, a tal punto che alla fine dell’ultima traccia ho esclamato: “Finalmente qualcosa di nuovo!”.

“Respiro” è un progetto curatissimo, dalle sonorità contrastanti e a tratti dissonanti, ma non per questo dispersivo, che prende linfa dalle radici musicali dei cinque membri della band, cresciuti assieme fin dall’infanzia in un piccolo paese di provincia, ma il cui respiro è un urlo metropolitano.

Lamarea è un’onda che ti investe con il suo rock ruvido e da strada, ti avvolge con linee melodiche pop made in England, e ti rassicura con le sue sfumature di cantautorato italiano, il tutto in un mix di suoni assordanti che esprimono un desiderio irrefrenabile di comunicare le proprie emozioni e i propri istinti attraverso la musica.

Un drumming primordiale apre il flusso di emozioni in “Respiro”, canzone che sembra finita in questo progetto musicale quasi per caso ma che da sola vale la pena dell’acquisto del disco, un brano caratterizzato da sonorità quasi disarmoniche e resa maledettamente sensuale da una “viscerale” interpretazione di Alessandro Domenici.

Ancora i tamburi incessanti di Matteo Mastromei sono in evidenza in “Un taglio netto”, dove il poderoso drumming si fonde con le ruvide e incisive distorsioni chitarristiche di Lorenzo Mastromei e Lorenzo Benassi, quasi a voler idealmente “tagliare” con il vecchio modo di suonare rock ‘n roll.

L’onda sonora si placa e le atmosfere si fanno più ovattate in “Ogni Parte di Me” e “Castelli di Carta”, ma non di certo si placano le correnti emozionali, infatti tra intrusioni elettroniche ed esplosioni acustiche si alternano rabbia e melodia, a testimonianza di vibrazioni che ci giungono direttamente dal cuore di un songwriting inspirato.

Elettricità adrenalinica, feroci riff di chitarra e l’incessante e onnipresente batteria di Matteo Mastromei, sostengono con forza e passione “Le mie parole”, uno dei miei componimenti preferiti dell’intero album, soprattutto per la citazione finale di una delle più belle poesie del poeta turco Nâzim Hikmet: “Erano tristi, amare, erano allegre, piene di speranza, erano coraggiose, eroiche, le tue parole erano uomini”.

Il flusso sonoro scorre piacevolmente e non si avverte mai una sensazione di noia, si susseguono brani di ottimo pop-rock come “Un Gioco di Specchi” e “Noi Che”, dove si nota la sapiente ed esperta mano di Daniele Grasso della Dcave Records.

“Come Sempre” chiude il disco con le sue prepotenti chitarre e la sua “muscolare” sezione ritmica in cui spicca il basso di Filippo Rocchi, bravo nel riportare in melodia ogni eccesso dei suoi compagni di viaggio.

“Respiro” è un fiume in piena: di suoni, di parole, di emozioni che scorrono senza regole e senza argini, in cui chiunque può ritrovare la propria storia, un proprio ricordo, un proprio sogno, e siccome nella vita “vale sempre la pena di fare un salto nel vuoto…” (cit. ''Un Gioco di Specchi''), fidatevi e mettete “Respiro” nella discografia di casa. Voto: 8,5. (Peppe Saverino)