LEX AUDREY "No intention of changing the world"
(2019 )
Gli austriaci Lex Audrey, dopo l’EP “GodGiven”, tornano con l’album “No intention of changing the world”, dove il loro pop rock elettronico si mostra variegato e mai scontato. La produzione diciamo “fredda”, di quelle odierne, con ogni singolo suono levigato alla perfezione, ma con le dinamiche un po’ sacrificate, non impedisce al progetto di Nikklas Pilcher di scaldare l’ascoltatore. “Lost to you” è un funky pop dal ritmo sincopato, mentre “Winter II” e “NSFL” indugiano sull’arpeggiatore elettronico, caratterizzandosi molto. Al contrario, in “From beginning” ad un certo punto si lascia sola la voce, che fa cori, con un arrangiamento minimo, per prestare maggiore attenzione alle parole. Fra i suoni scelti, si nota la predilezione per quelli melodico – percussivi, anche in “Mexican standoff”, dove centrale è lo sdoppiamento vocale, accanto ad una sirena elettronica. Finora tutti i pezzi sono a vocazione radiofonica. Poi arriva “TikTikBoom!” che invece presenta una struttura leggermente più complessa, ma ugualmente godibile. “Little elephant” contiene dei forti colpi rock, voci modificate e arpeggi drammatici, è forse uno dei brani più suggestivi dell’LP, a fianco di “Get me anywhere”, un andante dove, tra i glaciali suoni sintetici si inserisce un grintoso assolo di chitarra elettrica, prima di tornare ad eseguire il riff principale con riverbero. Altra perla il brano “GodGiven”, col titolo del precedente EP, dove trova spazio una bella interpretazione vocale. Per la canzone è stato girato un particolare video, dove i membri del trio ed una donna, diventano dei busti parlanti. Con la titletrack emerge una critica verso il modo di vivere dominato dalla tecnologia, dove, nonostante i molteplici schermi luminosi, viviamo con gli occhi chiusi. “Metaphor” presenta un testo particolarmente profondo, da seguire con attenzione (“He wants to be in a metaphor for anything, he wants to be in a metaphor but it’s real, so real”). Il disco è chiuso da “The key”, brano dall’atmosfera stellare, con un arpeggio elettronico che si disperde nell’aria, ma nella seconda metà si caratterizza per un’armonizzazione di sassofoni, alla quale viene affidato il finale. Quest’album è un crescendo, i brani sono disposti dal più “normale” al più originale. Ed ha la duplice valenza di essere orecchiabile ad un ascolto distratto, ma di svelare dettagli più interessanti con un ascolto attento. Faranno parlare di sé i Lex Audrey, anche perché, pur essendo austriaci, hanno fissato per il prossimo futuro ben 15 date in giro per l’Italia. (Gilberto Ongaro)