recensioni dischi
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LUCA CARBONI  "...Intanto Dustin Hoffman non sbaglia un film"
   (1984 )

Guardava fuori casa, il benzinaio davanti alla chiesa di Regina Mundi vicino al Palasport dove seguiva il basket che amava tanto, e pensava che avrebbe voluto anche lui lavorare di benzina super e diesel. Però era anche bravo a scrivere testi, oltre che a suonare in un insolito gruppo punk, i Teobaldi Rock. Se ne accorse Gaetano Curreri, che chiese la sua collaborazione (forse dopo aver scoperto che nella palla al cesto tifavano per gli stessi colori) prima di produrre il suo primo album. Erano tempi cupi per la musica italiana, con la british invasion da un lato e le tanti menti musicale italiche che preferivano i soldi facili e immediati della dance, e a cantare in vernacolo non ci provava quasi più nessuno, se non i big. Per cui l’arrivo del Luca fu visto con curiosità, anche perché si capì subito che non era un fuoco di paglia, un semplice passaggio al Discoverde (la sezione giovani del Festivalbar), prendi il premio e scappa. A metà strada tra le allucinazioni di Vasco e la retorica da periferia del neoarrivato Eros Ramazzotti, i giornali parlavano più del gel che metteva nei capelli che non altro, forse per farlo diventare bambolotto da cameretta. Ma bastava sentire “Fragole buone buone” per capire che c’era dell’altro. E “Ci stiamo sbagliando” sembrava proprio il manifesto generazionale di un disagio giovanile che però non sballava alla Vasco né voleva piangersi addosso come altri. Non vendette miliardi di copie, ma non poteva passare inosservato. Piccola chiosa personale, passatemela. Abitando il Luca vicino a casa di parenti, lo scrivente chiese se poteva avere un autografo. “Tsk, nostro figlio è messo male. Compra i dischi del figlio della mia catechista, robaccia!”. Evidentemente ero già all’epoca un recensore migliore di mia madre… (Enrico Faggiano)