recensioni dischi
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SIGUE SIGUE SPUTNIK  "Flaunt it"
   (1986 )

Mancava solo lui, dei pazzoidi colorati che avevano riempito le discoteche londinesi nei primi anni '80. Martin Degville, questo il suo nome, trovò alfin in alcuni transfughi dei Generation X (gruppo punk che tenne a battesimo Billy Idol) i giusti compagni di viaggio per l'avventura nel pop. Look, intanto: creste da cacatua frullati nella lavatrice, colorazioni da murales spray-ati da ubriachi, vestiti usciti da lavanderie naziste. Ce n'era per interessare, alla produzione, Giorgio Moroder, non l'ultimo dei pisquani. Per la serie "all'epoca usciva su disco veramente qualsiasi cosa", ecco arrivare due singoli di successo, "Love Missile F1-11" e "21th Century Boy", dove si parlava di strani missili d'amore e nefandezze varie, mentre la musica era una infinita serie di effetti speciali, presunte sparatorie spaziali e dialoghi al walkie-talkie. Ci voleva l'album, e l'album arrivò. Frattaglie musicali, magari anche godibili, se proprio siete amanti del trash. Ma, soprattutto, una clamorosa - quanto per fortuna non seguita - idea. Come sfruttare gli spazi tra una canzone e l'altra? Sbattendoci dentro della pubblicità. Per questo, ecco spot di giornali tedeschi, lacche per capelli e preservativi. Per alcuni, forse, la cosa migliore del disco. Ma non andatelo a dire tanto in giro: ormai, in un'epoca in cui si sponsorizzano anche i culetti delle pallavoliste, potrebbe essere la nuova frontiera dell'assurdo. Lasciamo perdere. (Enrico Faggiano)