ROSMY "Universale"
(2019 )
Rosamaria Tempone, in arte Rosmy, è cantautrice ed attrice. Il suo impegno principale è quello del recupero di melodie tradizionali. Tenendo a mente quest’ottica, si capisce forse il senso della direzione di “Universale”, dove la melodia cantata è l’elemento principale. Si sente poco folklore locale, nel senso stretto del termine: sarà l’influenza di questa particolare settimana di febbraio, ma nove delle dieci canzoni presenti in quest’album sembrano perfette per essere presentate a Sanremo. Che è comunque una tradizione, ma non quella “regionale” tipica di quest’approccio. La ricetta è quella: parole d’amore, strutture e sequenze armoniche pop, con tanto di assoli di chitarra elettrica qua e là, melodici come quelli per Marco Masini (leggendari quelli), e soprattutto un’interpretazione vocale dolce ma convinta, che rincorre formule melodiche riconoscibilissime, come quelle note discendenti a tre a tre, nel ritornello di “L’amore è rincorrersi”, molto utilizzate per calcare l’Ariston. La formula prevede poche variazioni sul tema, come il ruvido basso synth di “Addormentarsi insieme”, che ricorda la versione più recente e piaciona degli arrangiamenti dei Muse. “Almeno non per sempre” e “Se mi sfiori” sono i due esempi più calorosi della canzone d’amore tricolore, i più efficaci, con una melodia ampia ed ariosa, specie la seconda di queste due, particolarmente emotiva e quasi disneyana. Ci sono anche le canzoni con le quali Rosmy ha vinto dei riconoscimenti, come “Inutilmente” (Premio Lunezia 2018) e “Un istante tra di noi” (Premio AFI). Ma a tutto ciò, fa eccezione il pezzo in chiusura al disco, “Ninna nanna”, che, cantata in dialetto, è con tutta probabilità una di quelle melodie recuperate dalla tradizione. Il pezzo ospita anche Renanera che intona uno special quasi-rap ma melodico. Il risultato è molto suggestivo, con un sentimento affine a quello di “Figlio della luna” dei Mecano. Speriamo che i prossimi lavori contengano più esempi di questa ricerca, che risulta essere molto interessante, accanto alla tradizione sanremese che sì, è tipica, nostra, da preservare, ma è ancora molto frequentata e già consolidata. (Gilberto Ongaro)