recensioni dischi
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BUILDING INSTRUMENT  "Mangelen min"
   (2019 )

I quaranta minuti scarsi di “Mangelen Min” (“La mia mancanza”), terzo lavoro per il trio norvegese Building Instrument su etichetta Hubro, sono segnati da una eterea ed ipnotica complessità sia formale che concettuale.

Disco oscuro, intensamente spavaldo eppure algido nella sua costante ricerca di un altrove metafisico, flirta scopertamente con atmosfere avant, echi di jazz edulcorato, moltissima elettronica: la vocalità contorta e distorta di Marie Kvien Brunvoll, strumento aggiunto che gioca su una estensione di sorprendente ampiezza, asseconda trame che si avviluppano infide su uno scheletro di poliritmie insistite (i sette febbrili minuti di “Ta regnet”), dilatazioni sci-fi e pattern incalzanti.

Suono plasmato ad arte, il canto cangiante e sinuoso costruisce trame diafane che implodono di continuo in pulsioni liquide e piccole suggestive malizie (“Sangen min”): immerso in strati di campionamenti, imbastisce una sinfonia ondivaga e sfuggente che concede scarse vie di fuga (la title-track, romanticamente languida) mentre oscilla fra beat percussivi (“Lanke”), inserti ambientali (“Lette”), nenie stralunate (“Rygge rygge la la”) in un generale clima di perversa rilassatezza.

Chiude così, “Mangelen Min”, quattro brevi tracce a dispensare otto minuti di pura melanconia rarefatta ed inconsistente, quasi inconclusa (“Alt forsvinn”): musica per idee non priva di una sottile piacevolezza, espressione inquieta ed impalpabile che rifugge ogni tentazione di linearità. (Manuel Maverna)