recensioni dischi
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ANDREA DONZELLA  "Maschere"
   (2019 )

Andrea Donzella esordisce nel cantautorato con “Maschere”, un album di otto canzoni semplici all’ascolto, scritte con la propria vita su carta. La chitarra acustica non è da sola: oltre all’elettrica, basso e batteria, c’è un vero e proprio arrangiamento orchestrale, ad opera del Maestro Ferruccio Francia, come si faceva un tempo. Un soft-rock che, nonostante la sua semplicità, non disdegna certi giochi di tempi, come il primo pezzo “Mille cose da salvare”, con la strofa in 5/4 e il ritornello più lento ma in 3/4, e il cambiamento è messo in evidenza. La voce di Donzella negli altri brani è abbastanza intensa, ma particolarmente, in questo primo brano, dimostra quasi la stessa forza commovente di Augusto Daolio. Sarà che il testo è un invito, dal padre al figlio, a vivere la vita reale, senza perdersi in quella virtuale e nei lamenti sterili. Poi c’è spazio per dar sfogo ai pensieri, ai rimpianti, alle confessioni dei propri difetti, in “Quante volte avrei voluto” e in “Ogni volta io”, in un incedere drammatico sanremese, dove le melodie orchestrali sono a volte inseguite dalla chitarra elettrica. La chitarra solista torna sempre importante nelle fasi strumentali, anche durante “La vita è così”. “Non ci sei” è una presa d’atto nei confronti del proprio partner, che non può essere presente in ogni tuo dubbio: a volte resti comunque solo con le tue debolezze. Ma ora l’autore ha sviluppato una difesa: “Lascio scivolare tutto, adesso ha un senso, le corde dentro i miei passanti e stretto forte”. La melodia cantata è orecchiabile. “Ho fatto tutto” è scritto con l’anafora del titolo, e si percepisce un pizzico di risentimento stile Vecchioni, tra le tessiture ariose dell’orchestra. Una musica dolce contrasta le parole amare di “Non è successo niente”, dove nel rapporto uomo-donna, quest’uomo diventa passivo, negando il proprio sé e la propria dimensione. E quando la frustrazione si fa sentire, bisogna rispondere: “Non è successo niente, hai perso solo cento treni o forse mille, e tutta quella voglia di cambiare il mondo, e a malapena in peggio sei cambiato solo tu! Oggi va bene, fanculo la libertà, e te lo ripeti, convinto chissà”. L’ultima canzone, “Se tornerai”, è su un addio lasciato accadere, senza troppa insistenza nel restare insieme. Ma la cosa interessante sono i piccoli giochi ritmici con le battute, la struttura non è del tutto regolare, e questo rende l’ascolto più attento. Esordire a 50 anni a volte è un bene: il bagaglio di conoscenze conservato negli anni da Andrea Donzella, tra l’altro proprio negli anni d’oro della musica leggera (ho una leggera invidia), si manifesta qui nel 2019 per lui in maniera naturale, come fosse normale ancora scrivere canzoni così, come se attorno ci fossero Herbert Pagani, i primi Nomadi, un giovanissimo Claudio “Agonia” Baglioni e i New Trolls che stanno per pubblicare “Concerto Grosso”. Meglio così, in tempi di finto vintage spurio, tornare alla forma della reale musica italiana tradizionale! (Gilberto Ongaro)