ALPHA BLONDY "Human race"
(2019 )
Ormai scollinata quota 20 come album mandati alle stampe, Alpha Blondy diventa sempre più difficile da recensire per orecchie occidentali (sarebbe meglio dire settentrionali, vista la provenienza ivoriana) poco esperte di politica africana e, quindi, al netto del koboloi di lingue utilizzate, non in grado di decifrare le accuse e le richieste del Nostro verso politica e società locale. E, quindi, la soluzione sarebbe quella di fare copia e incolla delle recensioni degli ultimi album, così come dei primi, omettendo il fatto che, metà anni 90, Alpha Blondy si perse un attimo per strada alzando le chitarre e ibridando il suo reggae in un modo che, forse, a tanti non è piaciuto. “Human race” non è niente più niente meno di tanti altri, con le collaborazioni di cui solo, nostra culpa, solo Youssou N’Dour è roba conosciuta a tutti. Con alcune curiose cover (“Whole lotta love”, che porta i Led Zeppelin su uno sdraio di fronte ad una piscina di un resort), e con la solita voglia di gridare al mondo di quanto sia bella la vita e, di riflesso, di quanto sia brutto chi questa bella vita te la voglia imbruttire. E se proprio faticate ad entrare nelle logiche politico-sociali di chi vorrebbe una unità degli africani contro i trafficanti, contro i politici corrotti e via discorrendo, allora limitatevi all’ascolto di un robusto reggae come ai bei tempi, senza che le tendenze musicali odierne vadano a sporcare un panorama sonoro che, di sporcizia, bisogno non ne ha. (Enrico Faggiano)