ANGELO BELLO "Gendyn suite"
(2019 )
Angelo Bello, statunitense, è un erede della musica stocastica di Iannis Xenakis; questa “Gendyn Suite”, uscita per la Elli Records, è ottenuta tramite il sistema GENDYN, che sta per GENerative DYNamics. Concepito dal compositore greco nel 1992, è stato poi sviluppato da Peter Hoffmann a partire dal ’95; si tratta di un sistema algoritmico che genera impulsi sonori tramite espressioni matematiche. Chiaramente il risultato è straniante, sia per chi non è avvezzo sia per chi lo è. Le quattro tracce in cui si suddivide la suite sono “Invention”, “Fugue 2”, “Fugue 1” e “Ricercar”. I rumori presenti dialogano fra loro in maniera orizzontale (uno dopo l’altro, come in una melodia) e verticale (uno sopra l’altro, come in un accordo). Turbinii aleatori, tuoni, rumori rosa, che ogni tanto sembrano dare una parvenza di armonia (“Invention”), o allarmi dilatati e disturbanti, da vero e proprio incubo (“Fugue 1”). “Ricercar”, tra i rumori, è costituita da una fitta tessitura elettronica che simula gli stridenti archi della musica atonale novecentesca, banalmente “da film horror” per intenderci. Qual è la distinzione tra musica pop e musica “classica”, ma più correttamente “contemporanea”? La musica pop ha una funzione commerciale, ha lo scopo di vendere, creare tendenze e/o seguirle; può anche avere uno scopo sociale, associarsi ad una causa. La musica contemporanea invece, quella considerata “seria”, quella che cerca d’essere arte, lo diventa nel momento in cui si astrae dal mercato o dalle istanze immanenti, e cerca di rappresentare l’Uomo, l’Umanità, o comunque l’universale. Ecco perché nell’Ottocento, il pensiero romantico portava i compositori europei ad allargare l’organico orchestrale, con l’aumentare degli spazi conosciuti sulla Terra. Mentre nel Novecento, con l’avvento dell’industrializzazione di massa, il lavoro a catena di montaggio e l’alienazione moderna, si iniziano ad esplorare le dissonanze, l’atonalità, i rumori, le ritmiche forsennate, la prima elettronica. Con la digitalizzazione dagli anni Novanta in poi, la direzione non può che spingersi sempre più in questi inferni alieni, dove il compositore prepara un programma, ma ad eseguirlo e a realizzare le disarmonie sia comunque la macchina. (Gilberto Ongaro)