recensioni dischi
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BANANARAMA  "Greatest hits collection"
   (1988 )

Non iniziarono la carriera come sexy stars: new wave più che altro, con “Really sayin’ something”, “Robert De Niro’s waiting” e altre cose che ebbero discreto successo britannico. Poi, l’esplosione arrivò con il singolo “Cruel summer”, estate 1983, nel cui video era difficile trovare motivi per avere allupamenti o roba simile: le tre fanciulle, vestite da meccaniche, volevano solo scappare via con un camion (ora, se ci fosse un video con tre fanciulle vestite da meccaniche, come minimo inizierebbero a darsi di idrante per poi denudarsi). Poi, sia chiaro, non essendo state fatte da Madre Natura con le cose al contrario, un loro poster poteva tranquillamente stare sui muri dei maschietti. La faccenda cambiò a metà anni ’80, quando il trio Stock-Aitken-Waterman le prese sotto braccio: si passò al classico pop dei tre produttori, facile all’ascolto ma anche troppo ripetitivo, con canzoni che arrivavano al numero uno in due settimane, e venivano rimpiazzate da altre cose, identiche, dopo pochi giorni. Così fu anche per loro, che iniziarono a tirar fuori una raffica di successi (“Venus”, “I heard a rumor”, “Love in the first degree”, eccetera eccetera) tanto carini quanto biodegradabili. E cambiò anche il loro look: meno sbarazzino, più sexy, a partire dal video di “Venus”. I maschietti apprezzarono. Poi, come capita di solito, giunti all’apice si crolla. Una delle tre – non c’erano gerarchie nel gruppo, anzi, a differenza di altre girl bands negli anni successivi non c’erano mai parti cantate soliste, ma sempre in coro – se ne andò, sposando Dave Stewart degli Eurythmics e dedicandosi a famiglia e ad un gruppettino chiamato “Shakespeare’s Sister”, ispirata da una canzone degli Smiths. Quasi dark. Senza Siobahn, venne trovata un’altra fanciulla, carina carina, il cui compito era solo quello di tenere fisso a tre il numero delle ragazze. Questa raccolta racchiude l’opera del trio al momento della scissione, ed è esemplare di come, dal 1986 in avanti, la produzione fosse diventata più facile, più commerciale, da un colpo e via (non fraintendete!). Da lì, il degrado: alcune cover (carina “Help” in chiave comica, “Long train running” con simil Gipsy Kings in sottofondo), ma meno cover inteso come copertine. Nemmeno il revival degli eighties le ha riproposte, chissà perché. Però, nel confronto diretto Bananarama-Spice Girls, a parer dello scrivente, 5-0. (Enrico Faggiano)