MAX CASALI "Secondo a… nessuno! (2018 re-edition)"
(2018 )
“Secondo a… nessuno!” è un album del 2016 di Max Casali, che ora torna in riedizione deluxe. Ex rapper degli anni d’oro della break-dance, di cui è stato pioniere a cavallo tra gli anni ’80 e ’90, Casali ora rientra nel cantautorato, con canzoni che trattano dell’attualità con spirito critico, ma in certi episodi pure con un pizzico di ottimismo. L’arrangiamento è quello di un pop basico, con pianoforte e strings in primo piano. Questo lotto di canzoni inizia con “Popolo di maghi”, che guarda agli italiani con affetto per la loro voglia di non mollare di fronte alla difficoltà: “Altro che santi, altro che navigatori, qui ci vuole un trucco al giorno per tirare a campa' (…) senza declassare la tua validità, però in tutta onestà, sapresti uscirne anche tu?”. “Tali e squali” ha un andamento che ricorda i pezzi scritti recentemente per Sanremo, intendendo quelli allegri. Ma per le parole sarebbe difficile entrare all’Ariston: “Tali e squali lo diventano prima o poi, capito il meccanismo, solo briciole per noi”. Come Rino Gaetano diceva, i politici partono incendiari e fieri e poi una volta lì diventano pompieri; Casali ribadisce il concetto con una precisa frecciata che nel 2016 era calzante: “Quel rottamatore come tanti, stretto nelle trame che farà?”. Ed in effetti, se ora al posto dei rottamatori abbiamo dei veri terroristi al potere, un po’ colpa è anche di chi c’è stato prima e non ha saputo gestire le responsabilità verso il Paese. Casali però non pensa solo alla politica, vira anche nei sentimenti fra le cicale, in “Arrogante notte”. Arrogante perché “la notte non chiede mai il permesso di stregare”. Per la groovosa canzone contro la violenza sulle donne, “Una ogni 3 giorni”, una piccola nota di merito per aver scelto il piano Wurlitzer. Ospite una voce femminile in “Anime vi-cine”, che dialoga con Max in discorso diretto. I ritornelli sono cantati all’unisono (scuola Jalisse), ma il rapporto amoroso descritto non è rose e fiori: “Giriamo sotto gli occhi della luna parlando di un amore che non va, ma la tua parola mi concede la magia di ridarmi il via”. Uno dei pezzi più interessanti è l’ambiguo “Amicizie fittizie”, che se a un ascolto distratto sembra parlare solo di amici che svaniscono nel momento del bisogno, invece sembra riferirsi ai rapporti fra Italia e le altre nazioni dell’Unione Europea. Almeno alle mie orecchie. “Vedrai che l’Unione non si salverà (…) ti accorgi della crudeltà di questo patto dilazionato (…) amici come pascià, li vedi solo quando gli va, solo quando la necessità macina più forte della falsità, un sorriso al loro okay, ti accusano ‘che razza di amico sei a fare il misterioso’ con i soldi presi da dove non so”. La difficoltà di poter emergere con simili argomenti non interessa minimamente Max, anzi lo dice beatamente in “La i-dea bendata”: “Le radio non più libere di scelta e sostenere artisti non legati al potere. Sanno che c'è musica migliore ma chi mai l'ascolterà? Non è il caso mio, lo so bene già da me, parlo di voi! (…) è nel sottobosco che c'è qualità. Eppure ai grandi nomi era concesso di sbagliare un paio di lavori, senza fretta nell'incassare. E così mancherà una vera voglia di trovarne ancora, ma da voi arriverà la spinta per un altro nuovo sogno”. Come detto l’ottimismo non manca, ed anche l’esortazione agli artisti sconosciuti di non mollare, cercare l’i-dea bendata che si svelerà. Una campana funesta introduce “Delitti di Stato”, altro pezzo militante contro i potenti: “Ci vogliono sempre tristi per demolire l'unità, per non guastare i loro piani”. La seguente frase ricorda un sacco di esempi: “Prima li mandano all'aldilà, facce toste poi sono qua, con lacrime di circostanza e falsità”. Filippica anche contro i santoni, “I nuovi Mosè”, sarcastica verso l’arrivo di nuovi comandamenti: “Non fateci aspettare, sapete, senza non possiamo stare”. In questo brano shuffle compare un’abile tromba solista, che arricchirà di molto l’arrangiamento delle ultime canzoni. “L’arte in disparte” incoraggia a vedere le possibilità nascoste della propria vita: “C'è nel mazzo di più di ciò che ti hanno detto”. Lo special ha simpatiche progressioni da Beatles, ed infine “Caro dirigente” è una lettera rivolta a Dio, che secondo Casali non crede più in sé, pure Lui si è un po’ rassegnato. E vuole ridargli coraggio: “Guida con orgoglio questa nave che va e spesso s'incaglierà”. La tromba chiude in maniera epica questo pezzo, e questo disco “pop militante”, che invita a non abbassare la testa. Negli ultimi secondi, come all’inizio del primo pezzo, si sente Max pronunciare sottovoce “Abracadabra”, perché ripone la speranza negli italiani, il popolo di maghi, che può cambiare le cose solo se torna cosciente del proprio potere. (Gilberto Ongaro)