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MARCO MORACA  "Nuove prospettive"
   (2018 )

Che faccia ricorso alla musica, per trovare le risposte interpretative della vita, o che la utilizzi per raccontare ciò che ha imparato da essa, non ha importanza, in quanto è probabile che il compositore pavese Marco Moraca la elabori in entrambi i casi. E ciò che racconta il secondo album “Nuove prospettive” ripercorre quarant'anni di sentimenti, di umori, di accadimenti, di pulsioni ma quest’ultime, per lui, ormai non costituiscono più un problema, vista la carriera parallela di psicologo. Logicamente, non tutto è stato decifrato, ed è proprio da ciò che tanti musicisti introspettivi come lui trovano il fermento spontaneo per scrivere canzoni senza far troppi calcoli, ma capendo solo alla fine se risultino buone e con un senso concreto. L’analisi nasce con il loop di “Jane”, che genera un pop-rock dalla vena brillante, mentre “Vai!” si lascia cantare in viaggio col braccio appoggiato sul finestrino dell’auto. Nonostante Il bel giro armonico di “Paura non ne ho più” s’accosti troppo a quello dei Duran Duran di “Ordinary world”, questo è il primo bivio essenziale per Marco: ovvero, aver capito che, dopo un vissuto dal doppio “errare” (sbagliare e camminare) comunque bello ed intenso, ora è pronto a fronteggiare demoni e traversie, senza farsi illusioni che fantasmi e fatti siano definitivamente dominati ma, almeno, conscio della capacità di saper meglio gestire dubbi e timori. Maniaco dei Beatles, Moraca nelle 13 tracce di “Nuove prospettive” non esula dall’influenza dei Fab-Four, risultando, oltremodo, l’emblema di una opulenza compositiva che, grazie al suo polistrumentismo, fa assaporare squisiti assoli di chitarre, soluzioni energiche ma rispettose, e scrittura coesa ed illuminante, come fosse una “Interpretazione dei sogni” più fruibile e diretta. Il vivace trittico “Tu non torni più”, “Sono qua” e la title-track (quest'ultima in gustosa salsa pop-ska) addobbano i contenuti con distensivo sorriso, e con “Bambola” spazia, nientedimeno, in un centrato mambo gitano con angolature malinconiche, che portano al calar della “Sera”, in cui il tocco ponderativo di Moraca è descritto con sapiente capacità evocativa ed un’orchestrazione raffinata. All’atto finale della seduta, si scende dal lettino con il soffuso singolo “Stai con me”, che riflette la gioia di ritrovare l’amore quando ormai lo si dà per smarrito, con i relativi dubbi e tentennamenti che può comportare: ma, di fronte al suo richiamo inaspettato, torna l’anelito irrefrenabile di riprovarci. Evidentemente, lo scoccare degli “anta” ha portato nuova linfa espressiva a Marco Moraca , dimostrando che la vita non va sprecata con illusorie attese ma puoi ri-giocartela sempre con potenziali “Nuove prospettive”, a patto di non farsi mancare mai una degna ed onesta introspezione esistenziale. (Max Casali)