recensioni dischi
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VASCO ROSSI  "...Ma cosa vuoi che sia una canzone..."
   (1978 )

1971, alcuni ragazzi di Zocca (sulle colline modenesi), non avendo i soldi per andare sempre a ballare in città, decidono di organizzarsi da soli, affittano la tavernetta dell'hotel Panoramic e s'inventano il 'Friday night'. I deejays sono tali Giulio Santagata e Vasco Rossi, due ragazzi del posto. Avendo a disposizione un solo giradischi, si organizzano così: quando finisce un disco uno alza la puntina, l'altro cambia disco (alla velocità dei gommisti della Ferrari) ed il primo riabbassa la puntina. Uno dei due riempe poi gli ovvi spazi vuoti dicendo qualcosa al microfono. Successo immediato (del resto non c'era nient'altro nel giro di chilometri), e pure qualche liretta tirata su. Così l'anno dopo la combriccola si sposta nella vicina Montombraro, dove crea il Punto Club: autotassandosi si compra finalmente materiale adeguato, ed è ancora successo. L'anno successivo il Punto Club (che fu, tra l'altro, il primo al di fuori di Roma ad organizzare un concerto di Renato Zero) torna nella natia Zocca, e per anni Vasco è uno dei più apprezzati DJ della zona, facendo serate anche al Jeans di Finale Emilia, allo Snoopy di Modena, e pure nei celebri Kiwi di Piumazzo e Ciak di Bologna. Nel '75 svolta epocale, per quel gruppo di ragazzi e, senza esagerare, per l'intero movimento musicale italiano: nascono le radio libere. L'unica musica possibile, sino ad allora, era quella della Rai: da lì invece si sconvolge tutto. Poteva un gruppo di ragazzi abili ed intraprendenti come quello appena descritto rimanere a guardare? Marco Gherardi, amico d'infanzia di Vasco, nelle licenze del servizio militare a Milano torna a Zocca e parla a Vasco di Radio Milano International, seconda radio libera tricolore (l'apripista era stata Radio Parma, nata il 2 gennaio '75 e per alcuni mesi addirittura clandestina). A settembre l'esperienza del Punto Club confluisce quindi nella nascita di Punto Radio, quarta radio privata in assoluto in Italia. Vasco, che si era preso la responsabilità legale della cosa, fu anche processato (ed assolto) dalla pretura di Vignola, che dopo soli 7 giorni di trasmissione aveva chiuso la radio perchè non esisteva ancora una vera regolamentazione a riguardo. Punto Radio diviene così un caso, un successo assoluto, nei cui studi si avvicendano Vasco (direttore dell'emittente), Gaetano Curreri, un giovanissimo Massimo Riva (auto-soprannominatosi "L'operaio Franzisko"), la folk singer Deborah Kooperman, il futuro giornalista Marco Mangiarotti (che stava svolgendo servizio militare a Modena), Sergio Silvestri (musicista importantissimo nel futuro vaschiano, autore tra l'altro di "La strega" del 2° album), Giancarlo Mandrioli detto "Mandrillo" (poi celebre dj), Maurizio Solieri, e tanti altri, tra cui anche l'ingegnere Giovanni Battista Ubaldi, quello citato in "Sotto il segno dei pesci" di Venditti: "e Giovanni è un ingegnere che lavora in una radio, ha bruciato la sua laurea e vive solo di parole", parole spese appunto a Punto Radio. In un'epoca così pionieristica, il giovane Rossi comincia anche a scrivere canzoni: esibirsi no, neanche per sogno, troppo timido per presentarsi davanti al pubblico. Una sera l'amico Riccardo Bellei, cantautore e co-fondatore del Punto Club e di Punto Radio, al termine della propria esibizione a Zocca annuncia a tradimento un nuovo cantautore, Vasco Rossi. A causa dell'ovazione immediata (Vasco era già celebre come dj), il nostro non potè esimersi dall'esibirsi: fu il suo primo concerto. Non sarebbe stato l'ultimo. Punto Radio cominciò così a passare "Jenny" (sottotitolo all'epoca "Era vestita di bianco lo stesso") e "Silvia", ma lui di fare il cantante non ne voleva proprio sapere, ad ogni passaggio importante si tirava indietro, almeno fino ai provvidenziali e risolutivi interventi di Curreri, l'amico unanimemente considerato il vero musicista della compagnia. Così il 15 giugno '77 esce il 45 giri "Jenny/Silvia", registrato (con gli strumentisti del gruppo di Curreri, Le Cinque Lire) in due giorni (il 24-25 maggio) alla Fonoprint di Bologna, per la Jeans, una nuova etichetta creata appositamente per Vasco dall'editore di liscio Paolino Borgatti. Contemporaneamente alla registrazione dei due brani di Vasco, si registrò anche "Mr. DJ" di Mandrillo, singolo al quale collaborarono anche Curreri e lo stesso Vasco ai cori. Della prima tiratura (2500 copie) 1500 le acquistò direttamente Punto Radio e le altre 1000 rimasero più o meno immacolate nei magazzini della Borgatti. Venne però realizzata una seconda tiratura, stavolta su piano nazionale, grazie all'accordo della Borgatti con la Ri-Fi: dei 45 giri stampati in questa seconda occasione (2950, per l'esattezza), ne vennero venduti 1247. E così, nel novembre 1977, si cominciò a lavorare a questo primo, storico album di Vasco: finanziato ancora da Paolino Borgatti, costò circa 6 milioni di lire, poco ma non pochissimo per l'epoca soprattutto se si pensa che tutti i musicisti intervennero in maniera assolutamente gratuita. Partendo dalle due canzoni del 45 giri (con "Jenny" incomprensibilmente e misteriosamente ribattezzata "Jenny è pazza", pare ad insaputa dello stesso Vasco), si aggiunsero canzoni politiche (come "Ambarabaciccicoccò" e soprattutto "Ed il tempo crea eroi") e brani più romantici ma comunque crudi, di rottura per l'epoca, come "...E poi mi parli di una vita insieme" ed il nuovo 45 giri "La nostra relazione". Una volta registrato, tra gennaio e febbraio '78 l'album fu proposto a diverse case discografiche, con l'aiuto dello stesso Borgatti che, convintissimo delle potenzialità dell'artista, si rendeva conto di non avere i mezzi necessari. Arrivarono però i no decisi di Fonit Cetra, Cgd e Ri-fi (quante mani mangiate, in seguito...), così il disco fu stampato dalla Lotus, una nuova etichetta creata dalla Saar di Mario Rapallo e Walter Gurtler, in sole 20000 copie. Fu l'inizio di tutto. Nessuno poteva immaginarlo allora, ed il 33 giri non andò per niente bene (se non tra Bologna e Modena...) ma, ancora oggi, questo è un album vincente, che non annoia mai e che, soprattutto, usava un linguaggio inedito, al quale ora siamo forse abituati ma che allora lo discostava da tutto il resto. Sembreranno banalità, ma tutti questi aneddoti hanno cambiato la storia della musica italiana. (Andrea Rossi)