SATOSHI TAKEISHI "Fragments"
(2018 )
Memorie uditive. Quei rumori che sentivi spesso nell’infanzia, o in un determinato luogo del passato, sono alla base della ricerca di Satoshi Takeishi per “Fragments” (appena uscito per Clang Records), terzo capitolo di un trittico di performance ispirate dalla musica concreta. Dopo “Drops” e “Premonition”, “Fragments” è un insieme di improvvisazioni, impresse in un registratore a cassette della Sony, su strumenti giocattolo come il glockenspiel per bambini e il toy piano, utilizzando come campionatore la Yamaha VSS 30, e percuotendo strumenti etnici preparati, talvolta letteralmente rotti, come l’autoharp (una sorta di cetra da tavolo sudamericana), log drum africano, e banjo modificato. L’ausilio di programmazioni elettroniche non snatura la dimensione dell’improvvisazione, ne segue la natura aleatoria, come si sente in “Futura” e “Futura Reprise”, dove letteralmente frammenti di rumori ottenuti dagli strumenti, vengono processati uno in fila all’altro, a volte messi in loop, a volte elaborati su altezza, velocità e timbro. Il glockenspiel compare in “If I see you again…”, e nonostante lo strumento sia melodico, l’attenzione di Takeishi è più rivolta alla creazione di trilli, scampanellii, e moduli ritmici, anziché armonie. L’approccio è dunque rumoristico anche in questo caso. Un sentore africano si avverte in “Initiation”, così come ne “El diablo” si percepisce una parvenza rituale nella ritmica. Un titolo psichedelico, “Corrugated realm” (reame ondulato), accompagna suoni vibranti che sembrano campane, accanto a corde pizzicate e percosse (probabilmente l’autoharp rotta), utilizzate nella direzione di creare una texture, in questo caso tutta dal vivo, o comunque senza cercare quella forzatura molecolare che si otterrebbe col software. Sembra di stare in mezzo ai meccanismi di un orologio da torre, come il Big Ben. Il log drum si sente in “Dust-dirge”, suonato in maniera non convenzionale, non africana e poliritmica, bensì volta a creare una sorta di narrazione, o di dialogo. A tratti si sgamano le elaborazioni al computer, però bisogna stare molto attenti per accorgersene, e comunque non scalfiscono l’idea di base, semmai la rafforza: quella di raccogliere frammenti suggestivi. La scelta dei frammenti, in “Unfolding” si focalizza sugli armonici, ma il procedimento diventa evidente nelle due tracce “Fragment I” e “Fragment II”, dove si accumulano tutti i possibili impulsi rumorosi ottenuti dagli strumenti. Questa di Satoshi Takeishi è dunque una sorta di world - concrete music, dove si esplorano i rumori nascosti provenienti da diverse latitudini, e da diverse infanzie nel mondo. (Gilberto Ongaro)