recensioni dischi
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SHOHEI AMIMORI  "PataMusic"
   (2018 )

A due anni di distanza da “Sonasile”, è tornato Shohei Amimori, compositore molto attivo nell’ultimo periodo fra tv e arte contemporanea. Il suo nuovo album si intitola “PataMusic” (appena uscito per Noble Label), e va inteso come pura astrazione, come musica che ancora non esiste, e include undici brani per quasi un’ora di durata totale. Sin dalle prime battute, l’album manifesta un certo grado di complessità. I brani, effettivamente, spesso spaziano dall’IDM a suoni più acidi, da qualche traccia di nu jazz al pop rock, senza dimenticare l’eco cinematografica e videoludica che appare fra glitch ed effetti: è il caso, ad esempio, di “Decadent Utopia”, ovvero uno dei momenti migliori del disco. Le montagne russe di “Climb Downhill” (uno e due) sono, invece, un po’ il manifesto artistico di Shoei Amimori, che rifiuta la mera sperimentazione elettronica del passato per percorrere strade meno battute. Si spiegano così l’alternanza di pezzi come “ReCircle”, e il suo minimalismo ambient, o come “Ajabollamente”, decostruito e dissonante, l’ipnotica “Coincidental Planet”, o lo scenario cangiante di “Washer”, che da possibile soundtrack di un videogioco in 8bit si apre a un passaggio quasi post rock. La titletrack chiude con suoni vorticosi e parecchio psichedelici un album sicuramente riuscito, per quanto non leggerissimo. I musicofili non faranno fatica ad apprezzarlo, ma l’impressione è che non si possa dire lo stesso per gli appassionati di musica elettronica meno curiosi. (Piergiuseppe Lippolis)