recensioni dischi
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BASTIAN BAKER  "Bastian Baker"
   (2018 )

Bastian Baker è un ex giocatore professionista di hockey e cantautore svizzero che, dopo aver riscosso un certo successo in patria con i suoi primi tre lavori, ha da poco pubblicato e distribuito anche in Italia il suo nuovo album che ha visto la luce a Nashville, nel Tennessee, dove ha incontrato e collaborato con altri cantautori e produttori. Il risultato è “Bastian Baker”, un disco figlio dell’ambizione di diventare una delle figure di spicco del pop internazionale, e i quattordici brani inclusi al suo interno chiariscono subito questo tipo di intento. “Bastian Baker” si esaurisce in tre quarti d’ora ed è composto da pezzi tendenzialmente sui tre minuti, a presa rapidissima, che concedono poche variazioni sul tema e si mantengono in bilico fra cantautorato e i più moderni sviluppi pop, offrendo qualche timido spunto folk e sporadiche escursioni in territori indie rock, come nel ritornello iper-catchy à la Passion Pit dell’opener “Stay”. Emerge sempre una certa positività nelle atmosfere di “Bastian Baker”, anche quando l’intro suggerirebbe tipiche trame da malinconica ballad (“Love On Fire”, “Young”), episodi che comunque non mancano (“Light & Easy”). I momenti migliori, però, arrivano verso la fine, con il folk old school di “Blame It On Me” piazzato dopo le velleità dance rock di “Stragefright”. “Bastian Baker” fa il suo compitino e quasi mai osa qualcosa in più, ma resta un buon prodotto pop, di quelli che comunque si consumano in un lasso di tempo non particolarmente lungo. (Piergiuseppe Lippolis)