recensioni dischi
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M. GEDDES GENGRAS  "Light pipe"
   (2018 )

Light Pipe, il nuovo doppio album dub e ambient, estremamente sperimentale, di M. Geddes Gengras (appena uscito per la celebre Room40 Records), è un picco ambizioso per l’autore di musica elettronica, giunto oggi al suo decimo album. Lavorando con elementi semplici, Geddes Gengras riesce a creare un’onda sonora piena di particolari minimi, sottili e dal fascino primordiale. Senso di movimento, viaggi interstellari e ricerca filosofica sono le parole d’ordine di questo ultimo lavoro.

Distribuito su due dischi, “Interiors” e “Exteriors”, due ore e mezza di musica, Light Pipe parte con la spettrale ed emozionante “Mirrors”, lunga e complessa, con discendenze da Orb, Aphex Twin, e in parte DJ Shadow, in un percorso che da inizio Anni ’90 arriva direttamente a Geddes. Minimalismo e sperimentazione si fondono anche in “Subway”, più breve, sinistra e strana, che ricorda alcuni lavori di Eno. La lunga “Nave” è un altro meraviglioso affresco ambient dalle salite e discese ripide e ostiche, che però accompagnano l’ascoltatore in un viaggio al di là del sistema solare. Con la lunghissima “Chancel”, terzo millennio che si fa sostanza e polvere, e “Water Study”, altra lunghissima sperimentazione eterea e perennemente sospesa, si conclude il primo disco, con Geddes che si rifà al minimalismo di Charlemagne Palestine e alle illuminanti ordalie di altri titani della musica sperimentale degli ‘80s e ‘90s. Alcune performance sono state registrate in luoghi particolari, che pullulano di tradizione e storia, come all’Irwin Garden del Getty Center di Los Angeles, sulle rive del fiume di LA e ai teatri El Rey e Regent.

Il secondo disco parte con “Cherise”, lunga meditazione trascendentale piena di suoni robotici ed extraterresti, bellissima e di ampio respiro. “Irwin” è il pezzo registrato presso l’Irwin Garden di LA, ventisei minuti di suoni da un altro universo, riempiti di momenti melodici e persino ritmati. C’è poi “Pinnacle”, che adotta alcuni suoni dell’art rock inserendoli in un contesto techno. “Vulture” ritorna al minimalismo tanto caro a Geddes, un suo marchio di fabbrica, che esegue con talento e trasporto. La ripresa di “Cherise” è il punto esclamativo di un doppio album difficile, complicato ed emozionante, dove non c’è un solo brano di troppo. (Samuele Conficoni)