JACOPO RATINI "Appunti sulla felicità"
(2018 )
Terzo album del cantautore Jacopo Ratini, “Appunti sulla felicità” è un’esplorazione dell’intimo, nella dimensione privata dei sentimenti, affiancata in certi episodi da un confronto con il mondo esterno. I testi quindi, seppur stesi con una scrittura piana e semplice, assumono importanza fondamentale, sopra le sonorità pop. Inizia il suo viaggio partendo dai silenzi, in “Cose che a parole non so dire”: “A volte dirsi tutto non è fondamentale, se non aggiunge altro tra di noi (…) ma tu sei trasparente, che messa controluce ti si possono leggere i pensieri. I silenzi sono doni che vanno custoditi (…) segreti chiusi a chiave dentro la memoria, che spesso ti regalo sotto forma di sorrisi”. Invece su altri argomenti è meglio non tacere, e ne “Il colore delle idee” si vuole andare oltre le “frasi fatte come metadone”, criticando sottovoce quest’Italia “che non si documenta (viziata)”. E allora “sarò la voce stonata, sarò la pecora nera, sarò il giorno di gloria di questa penisola che non spera”. Qui c’è uno degli elementi ricorrenti di Ratini, quello di non perdere tempo, affermando che “ogni giorno è Storia”. Il concetto è centrale nella titletrack, che vuole essere scostante come una spinta sulla spalle, un allenatore Mickey che continua a motivare l’ascoltatore Rocky: “Prima o poi crepiamo, quindi cosa aspettiamo a fare davvero le cose che amiamo? Prima o poi passiamo, e che cosa rimane di tutto il coraggio inutilizzato?”. Jacopo perciò è convinto che ogni uomo sia artefice del proprio destino, anche se poi deve cogliere anche ciò che non sa controllare, gli eventi casuali e causali. In “Quando meno te l’aspetti”, la sua sicurezza manifesta non accetta né gli eccessivi controlli né chi si lascia andare al fatalismo: “C’è chi offende il divino, c’è chi parla di sfiga (…) la statistica è la scienza degli incerti”. Qual è allora la filosofia che propone Ratini? Quella più semplice da dire, che è la più difficile da applicare: panta rei, accettare che quel che deve accadere accade. E affronta la situazione più dura in cui mettere in pratica questa visione, quella di un lutto, in “Imparo ad essere aria”: “Da quando non ci sei, ci sono un po’ di meno anch’io (…) le mani che stringono fumo, i ricordi che sfondano il cuore, il rumore assordante dei tuoi passi eleganti”. Per reagire si deve “strappare il sorriso alla morte e rimetterlo in faccia al futuro”. La musica, particolarmente leggera e fruibile, veicola parole semplici ma impegnative. Come nel pezzo più rock “L’amore che sfonda”, quando il sentimento prende il sopravvento sulla razionalità e rende “vulnerabile”, “stupido e illogico”. Ma l’amore è anche raccontato nei suoi aspetti più belli, nell’entusiasmo di “Parlo all’infinito”: “Ho meno rughe in viso (…) scrivo lettere d’amore che appendo sopra il frigo”. E la descrizione diventa molto attenta alle sensazioni: “C’è un plotone di farfalle che gioca a nascondino tra stomaco e intestino”. Stessa attenzione in “Ti ho vista sorridere ancora”, verso una donna che riesce a celebrare la propria vita: “Il tempo rimane sospeso a guardare i tuoi occhi invidioso. Ti ho vista brindare alle stelle, ubriaca di sensi e di vita”. L’altro brano che come “Il colore delle idee” volge uno sguardo all’esterno è “Arriverà il momento”, dove si srotola la speranza di tornare a un’era, diciamo, del cinghiale bianco, contro i tempi bui: “L'orgoglio di essere l'alternativa, l'apparenza che genera aria, in un decennio che mette alla prova la mia libertà. Che lingua parlano attorno a noi? Non senti l'eco dei nostri silenzi che portano pace in questo rumore. Arriverà il momento anche per noi, che non saremo stanchi di essere noi stessi”. Le emozioni comunque restano l’ambiente principale delle canzoni di Jacopo, che chiudono l’album con i due pezzi più sognanti, “Sopra un foglio di giornale” (“Io ti porto con me senza dirlo a nessuno, perché la libertà è sacra come un segreto. Perché tutto cambia in base alla finestra da cui osservi la realtà”) e “Ti chiamerò casa”. Qui Ratini ripercorre i concetti toccati nell’LP: “Per te che dai significato alle coincidenze casuali. C'è sempre troppo da fare e sempre meno da dire, perciò mi sono sentito in dovere di chiamarti per nome. Ti chiamerò fede in tempo di pace, ti chiamerò casa che voglio abitare. Ti chiamerò mano con cui voglio invecchiare, ti chiamerò amore, però sottovoce”. Così Jacopo Ratini ci propone la sua visione di resilienza, agevolata da una musica leggera che lascia passare impuniti nuovi messaggi di speranza, forse un po’ ingenui, ma genuini. (Gilberto Ongaro)