recensioni dischi
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THE CABIN FEVERS  "Roll on down"
   (2018 )

C’è voluto un lustro affinchè i toscani The Cabin Fevers trovassero la quadratura giusta per il loro debutto “Roll on down” ma, alla fine, offrono al panorama rock un prodotto con molteplici onori. In primis: la coerenza di cavalcare un genere con fitta passionalità, necessaria per non risultare patetici, e poi i testi sono più che validi, come l’inglese cantato da Rendy Terziani che graffia con ottima pronuncia. Nel fiume del combo scorre acqua di Lynyrd Skynyrd, Contraband e stille di Poison e Def Leppard, e tutto ciò contribuisce all’interesse che stuzzicano i 10 brani dell’album. Per nulla indifferente il rock-blues d’apertura “Carry on”, alquanto molleggiato con una certa inclinazione west-coast. Il singolo-gonfalone “Over again” sbandiera schitarrate Stones-iane, ricreando un gustoso climax seventies mai desueto, mentre “Little lady” affila le unghie infliggendo graffi che solcano l’orecchio con assoli e stoppati di chitarra qualitativi . Viscerale fino al midollo, “Kick on the road” brilla di luce propria grazie al notevole guitar-work di Dario ed Emiliano che sanno incastonare giusti incroci esecutivi, e non crediate che sia cosa da poco. Che sia hard, southern o street-rock, la proposta dei Cabin Fever si districa bene con ricche falde sonore, ma ben bilanciate, senza opulenza pacchiana, dimostrando come questo debutto sia stato ponderato a dovere, grazie anche all’esperienza del producer Piero Foresti, già nel giro di Down to the ground, L.A.Guns e Rhumornero. Tornando al menù, c’è persino spazio per l’intensa ballad “Love songs”, e per un’espressione ludica e sbarazzina come “Meg at the school”, che transita con formula rock-funky di grande impatto, allargando cosi le soluzioni stilistiche del collettivo Pisano. Molto vicino al trade-mark dei Guns’n’Roses, “Everytime” conferma in pieno le ottime trame rocciose fin qui assaggiate, contribuendo a togliere quel pochino di polvere che (semmai) si era accumulata, nell’ultimo periodo, sul bancone del Classic-rock. Infatti, sia “Fall on your lips” che “River of tears” sostengono, non poco, la causa, riportando indietro le lancette con energici tessuti che servono a consolidare la sua gloriosa tradizione. Benché le preferenze personali cadranno su scelte diverse, resta un dato inconfutabile: ”Roll on down” non lascia sensazioni di vuoto o di obsoleto ma rilancia il buon vecchio e sano classic-rock con sferzate di ottimi propositi. Indubbiamente con influenze a stelle e strisce ma, se proposto con la sagacia e la compattezza dei Cabin Fevers, state pur certi che il loro sound è garanzia di U.s.a.(to) garantito. (Max Casali)