ALEX BRAUN "Eiskalt EP"
(2018 )
Provare quella sensazione di nostalgia, per qualcosa mai vissuta realmente. Così può pensare un’italiana, o un italiano, ascoltando Alexander Braun; in patria è come il nostro Gabry Ponte. Leader dei !Distain, synth pop band tedesca attiva sin dal 1992, pubblica per la Echozone un EP solista, chiamato “Eiskalt EP”, che contiene quattro cover. Due di queste sono stranote a livello mondiale, ovvero “Wonderful life” di Black, sulla quale non serve soffermarsi (non tanto perché non sia fatta bene, ma perché è una delle canzoni più reinterpretate nel mondo), e “Perfect day” di Lou Reed. Su quest’ultima va rivolto un plauso al nuovo vestito elettronico, con i campanellini all’inizio, e il basso synth che vibra come un motore. Ma sono gli altri due titoli che attirano l’attenzione, forse perché meno prevedibili. L’EP inizia con “Eiskalt”, canzone degli Zara-Thustra, una band teutonica formatasi nel ’69, che suonava prog rock. Interessante scoprire il pezzo originale dal vivo, per voce, sintetizzatori e… corno francese. L’altro pezzo è “Pinocchio” di Mary Roos, che era la sigla dell’omonimo cartone animato del ‘76 in Germania. A noi la prima versione può suonare come una delle tante canzoni cantate dalla mitica Cristina D’Avena. Ecco, entrambi questi brani della memoria collettiva in Germania, vengono riarrangiati con il sound tipico dei !Distain, con queste ottave saltellanti di basso synth, ma soprattutto con quell’operazione di giocare coi ricordi musicali del proprio pubblico. Come per noi è stato con Gigi d’Agostino, e infatti le sonorità sono affini. I connazionali potranno avere le due tipiche reazioni: o ameranno la rievocazione, o penseranno a un saccheggio della musica, “quella vera” (i tromboni conservatori di solito fanno così). Io spero prevalga il primo approccio, che lascia fluire le emozioni. Per quanto mi riguarda, solo per aver nominato GGDAG, ho richiamato il dodicenne tamarro che ero, e torno subito ad ascoltarmi “Un giorno credi” versione strumentale di “Tecno Fes vol. 2”! (Gilberto Ongaro)