recensioni dischi
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ME AGAINST THE WORLD  "Breaking apart"
   (2018 )

Dalla Germania arrivano i Me Against The World, band che mescola un heavy metal classico all’approccio dei System Of A Down. Il loro album “Breaking apart”, uscito per Fastball Music, mostra le influenze. Il cantato a volte imita lo stile di James Hetfield (come in “Go away”), mentre gli strumentisti alternano riff pesanti e arpeggi cupi, a piccole sperimentazioni, come il fade in di “Defrauded” con chitarra pulita che inganna l’ascoltatore, i numerosi cambi di tempo in “Dead or alive” e in “This day we fight”, o l’allungamento della struttura di “Morgans Misery”, dove dal refrain restano impressi dei triviali cori, quasi da danza maori. In più episodi, nei testi emergono pensieri sui più deboli e un atteggiamento di emergenza umanitaria, come in “Dying world”, che suona come un appello contro l’indifferenza. Appello proseguito in “Say no more”, che se la prende con l’ipocrisia: “You’re lying in my face”. Con il groove metal di “Eternal sorrow” lo sguardo si fa anche interiore (“I see my demons inside”), quindi non si tratta di una sterile predica, ma di una sincera ed accorata espressione di insostenibilità nei confronti delle ingiustizie. Da qui sicuramente il senso del nome della band. La titletrack salta all’orecchio, un pezzo in 6/8 con un inciso drammatico di chitarra, dove tutti gli elementi descritti confluiscono. A fine album c’è una seconda versione del pezzo, abbreviata per le radio, e con l’aggiunta di un coro femminile. Il progetto è interessante, il sound perseguito potrebbe entrare nel giro più popolare della scena metal, trascinando con sé messaggi positivi. La strada è buona, e l’atteggiamento quello giusto; per i prossimi testi sarebbe bello approfittare di tutto questo, per veicolare messaggi più precisi e taglienti, con riferimenti coraggiosi “puramente voluti”, per far parlare di più di sé e colpire più coscienze. Oltre che a diffondere buona musica! (Gilberto Ongaro)