recensioni dischi
   torna all'elenco


LAGOONA  "Riparo"
   (2018 )

Nel capoluogo del polmone verde italico si aggirano quattro “finte persone tristi”, col pallino dell’emo-core, i quali un giorno decidono di abbattere ogni muro mentale per sfogare con lealtà e schiettezza i propri vissuti reali. Nasce proprio da questi propositi il contenuto di “Riparo” dei perugini Lagoona: un debutto concepito, involontariamente, come “concept-album” ed intenzionalmente istintivo, verace, vivo, dove non conta il vuoto effetto dei paroloni ma il pieno nucleo del reale, con flussi di termini semplici e veritieri in cui specchiarsi senza vigliaccheria. L’uscio d’entrata è l’etereo “Un pezzo di me”, in cui la sospensiva climatica è di casa con un suo distinto perché. Il singolo “Ruggine” è l’atto più viscerale della tracklist, smistando tratte melodiche con pacche nevrotiche, incamerando un ameno risultato, ossia quello di vincere timori asfittici orbitanti su di noi. Non è roba da “Chiodi”: è una puntellatura emo-core rutilante e decisa che sfoga compatte sonorità. Di “Nebbia” neanche l’ombra, spazzata d’emblèe con pizzicate melodiche di tipo (U)2 e spazialità ossessiva che porta sull’astronave dei Block Party con a bordo i Queen of the Stone Age. Già a metà strada, si nota che il sentiero della band è calcato dalle orme di tanti richiami di prestigio con soventi rimandi alla scintillante scena emo-core del decennio 80-90’s. L’angolo ballad è “Resta”, scevro da clichè, che allontana le banalità descrittive con nudità disarmante: ovvero, credere di essere forti ma deboli all’atto di dover sopportare indigeste rotture relazionali. Invece, sulle “Rotaie” fila liscio il treno dei Lagoona con scambi che convogliano i vagoni verso le stazioni vigorose dei Biffy Clyro e Sunny Day Real Estate. Al turno della title-track è evidente quanto sia fondamentale quel minuto di quiete per non esplodere del tutto: quel focolare domestico in cui rifugiarsi che inala un calore tanto vitale quanto improcrastinabile. In un turbinio di cassa e rullante, “1990” svetta autoritario con foraggiate di grinta e paura miste a placide lande esecutive fini e sontuose. E’ lapalissiano come “Riparo” sia un disco concepito d’istinto, altrimenti le evidenti nudità confidenziali fornite dal leader vocal-guitar Luca Chiabolotto, non sarebbero distillate in emozioni cosi massive. Insomma, un album intimistico, personale, in cui i Lagoona ti danno la sensazione di conoscerli da sempre rivelando, come tra vecchi e fidati amici, segreti esclusivi senza ritrosia preconcettuale. Tutto vero: è andata proprio cosi. (Max Casali)