recensioni dischi
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RODOLFO MONTUORO  "Voices"
   (2018 )

''Voices'' è un album che propone una sintesi tra la musica d’autore, il pop e l’elettronica. La voce di Rodolfo Montuoro sembra voler arricchire lo stile dei cantanti di musica leggera con un espressionismo che carica i suoi versi di inquietudine: il risultato non è ancora molto sofisticato tecnicamente, ma è abbastanza personale e manifesta la volontà dell’autore di non essere confuso con qualcun altro.

Le linee melodiche del canto pescano nel repertorio degli stereotipi più deleteri della musica pop, e anche se ogni tanto il fruire delle parole viene accelerato o rallentato, la gabbia metrica entro cui i brani sono costruiti si deforma, ma rimane intatta. Nonostante questo, canzoni come ''Samael'' riescono a generare una certa suspence.

La musica ambient sembra essere la principale fonte di ispirazione delle basi, anche se il più delle volte vengono aggiunti elementi tali da non renderla più qualificabile come tale, come la slide guitar in ''Noop'', i richiami celtici di ''Zelig'' o i ritmi jungle in ''Fall City (Elegia)''.

Quest’ultima è la canzone con cui inizia l’album ed è la più originale. La base mescola paesaggi celestiali, motivetti onirici e ritmi ballabili in un modo che ricorda la musica degli Orb. Su di essa scorre quello che sembra un monologo preso da un film, poi a metà del brano viene inserita anche una parte cantata.

Nei brani successivi, la ricerca che viene svolta per creare le basi viene costretta dentro strutture melodiche più povere e prevedibili. Il risultato impressiona per la complessità armonica, ma non lascia un segno profondo. La struttura dei brani non è granché coinvolgente e, anche se la loro interpretazione è apprezzabile, verso la metà dell’album c’è la sensazione che l’autore si stia ripetendo.

Per questo, la chiusura dell’album con lo stesso monologo (senza la base) del brano di apertura assume i contorni di una resa. (Massimo Cucca)