JASIFE "Roots"
(2018 )
Batteria, basso, tastiere: questi sono gli strumenti suonati dai Jasife per farci sognare. Il trio vicentino propone una musica strumentale che mette in risalto la bravura di tutti e tre ma soprattutto del tastierista, che si rende protagonista di tanti incisi… incisivi. L’album “Roots” contiene 8 brani freschi che lasciano all’ascoltatore la libertà di fantasticare. “Breath” apre le danze con un suono ascendente che simula una sirena, e il basso canta un tema, distorcendo gradualmente il suono, e si crea un’atmosfera di tensione da Goblin. Da notare che spesso e volentieri vengono rincorse armonizzazioni di quinte e quarte, evitando una marcata contrapposizione maggiore/minore. “Roots” sembra un pezzo degno degli Emerson Lake & Palmer, mentre “Leaves” introduce un piano elettrico e un synth lead dal carattere serio, che sviluppa un tema teso. “Chood” e “Ocean” sono brani tenui; nel primo, la melodia concede di apprezzare una tonalità maggiore, ed un carattere generale gioioso, mentre nel secondo prevale la dimensione ambientale, tra pad e una melodia stabilita da un suono di tastiera affine al glockenspiel. Suono che torna in “Flow”, la chiusura leggera e magica. Invece “Rising” contiene anche un organo che rimanda al prog rock anni ’70 e delle pause all’unisono del trio che mostrano l’affiatamento. Anche “Strive” è aggressiva, con basso nasale e distorto come quello di Chris Wolstenholme, e bicordi di tastiera taglienti affiancati ad un “oxygen” più morbido a tessere la melodia. Davvero entusiasmanti i Jasife, specie per i tastieristi (sono di parte...), ma anche le orecchie di chi non suona possono apprezzare questi otto affreschi sonori dai colori sgargianti, che loro definiscono meltronic. (Gilberto Ongaro)