recensioni dischi
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STELLA CHIWESHE  "Kasawha: early singles"
   (2018 )

E' un'appassionante storia, arcinota agli studenti del DAMS, ma forse a tutti gli altri no. Paul Berliner, professore etnomusicologo, visse molti mesi nello Zimbabwe, a stretto contatto con gli abitanti del gruppo etnico Shona, una popolazione bantu. E lo fece per un unico scopo: riuscire a decifrare l'accordatura di un antico strumento musicale, che solo lì esisteva: la mbira dzavadzimu. Ma gli abitanti erano diffidenti nei confronti di questo bianco straniero, e lo ostacolavano. Perché mai questo Paul voleva queste informazioni? Per poi ritornare con una mandria di colonizzatori, e costruirci una fabbrica di mbira? No grazie. E così, gli Shona ignoravano completamente Berliner, oppure gli davano risposte parziali e contraddittorie. Solo quando videro Paul al limite, affranto dal proprio fallimento, sei mesi di tentata integrazione, per tornare a casa con le pive nel sacco, capirono che le sue intenzioni erano realmente nobili, e non utilitaristiche. E allora gli svelarono i segreti di queste lamelle metalliche, suonate coi pollici ed intonate secondo una "scala" che nulla ha a che vedere con i nostri toni e semitoni. Ogni nota è legata ad una fase della creazione del mondo, in quanto la leggenda vuole che la mbira esista da quando esiste l'uomo. Ho voluto parlare di Paul Berliner perché è nato nel 1946, lo stesso anno in cui nacque la stella dello Zimbabwe, Stella Chiweshe. Mi piace pensare che si siano incontrati, durante quei mesi di ricerca. Stella è cantante e suonatrice della mbira. Il che, per l'epoca in cui iniziò a studiare lo strumento (metà degli anni Sessanta), fu quasi uno scandalo, poiché la mbira era uno strumento riservato ai griot, poeti ed ambasciatori della cultura, che con tale strumento si accompagnavano nella celebrazione di un rito chiamato bira (infatti il termine andrebbe scritto m'bira, rivelando il legame con la tradizione). E i liutai all'epoca non volevano neppure costruire uno strumento per una donna. Per questo, ma anche per tanti motivi intuibili, Stella Chiweshe si considera ribelle, e una convinta femminista. Nei suoi primi anni di carriera agiva praticamente in segreto. Nel 1974 debuttò con "Kasawha", ma il vero decollo coincise con l'indipendenza dello Zimbabwe nel 1980. Da quel momento, Stella divenne letteralmente una stella internazionale. In quest'album, appena uscito per la Glitterbeat Records, come possiamo intuire dal titolo siamo di fronte ad un recupero dei brani di quegli anni tribolati: "Kasawha: Early Singles". Così, possiamo apprezzare il carattere ipnotico in "Ratidzo", mentre in "Chipindura" il ritmo diventa più dritto, e la voce della Chiweshe inizia a farsi sentire. Molte linee vocali appaiono come lamenti viscerali. "Kasawha" sembra concedere un avvicinamento alle nostre orecchie occidentali, con una melodia in scala maggiore, e anche la mbira suona allegra e spensierata (anche se non so tradurre il testo). In "Gomoriye", Stella invece ribatte su poche note vicine, avvicinandosi ad un recitato, una declamazione, che continua nella traccia successiva "Gwendurugwe". Ritmo terzinato per "Mayaya (part 1 & 2)"; speriamo che nessun pugliese se ne accorga, poiché assomiglia ad una taranta. "Armonie" inafferrabili quanto affascinanti, quelle di "Musarakunze", e una scatenata Stella canta rapida e carica d'enfasi interpretativa in "Nhemamusasa", eseguendo con la voce dei passaggi da voce di petto a voce di testa, che potrebbero ricordare il nostro jodel. Se volete farvi un regalo diverso, per Natale, un disco di Stella Chiweshe potrebbe risultare molto interessante, per scoprire sia le diversità che le somiglianze tra le musiche tradizionali nostre e dello Zimbabwe. Ciò che resta delle espressioni artistiche, rappresenta l'aspetto migliore da conservare del passaggio dell'Uomo sulla Terra. (Gilberto Ongaro)