recensioni dischi
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ITAL TEK  "Bodied "
   (2018 )

I tedeschi Ital Tek danno finalmente alle stampe il successore dell’acclamato “Hollowed”, uscito nel 2016, e lo fanno mantenendosi fedeli a sé stessi, non rinunciando mai al divertimento e all’energia, e imboccando a tratti anche nuove direzioni. Poco resta della dance music, mentre entrano prepotentemente sonorità acustiche e corali – ma non mancano l’elettronica e i synth, che creano atmosfere oscure e inquietanti.

“Bodied”, appena uscito per la celebre Plant Mu Records, comincia con uno scossone notevole, pieno di nostalgia e sonorità malinconiche, “Adrift”, una bella carta da visita per presentare un progetto che si guarda indietro senza paura di andare avanti anche rischiando. Potenti sintetizzatori, gravi e inquietanti, marciano sul ritmo e lo fanno diventare un campo di battaglia. Per questo album la band ha lavorato molto sulle dinamiche e la disciplina del mantenimento della tensione, e ovviamente della preparazione, di un momento culmine della canzone, e ciò si nota soprattutto dalla cura con la quale alcuni strumenti – violoncello, violino, chitarra – sono stati registrati, e si rintraccia questa idea un po’ ovunque nel disco.

“Become Real” e “Cypher” ribadiscono questo concetto e questa atmosfera all’interno di spazi molto fisici e reali, costruiti grazie al saggio mixing dei vari strumenti e grazie a ritmi sempre molto pulsanti, vivi. Più industrial è “Lithic”, sospinta da batterie incalzanti e tastiere agguerrite; “Isolation Waves” vira verso atmosfere più ambient; “Vanta” abbraccia il minimalismo e su una formula basilare costruisce tantissime variazioni sul tema. Con “Across Time” si rimane all’interno di sonorità ambient dolci e pacante, mentre in “Hymnal” si fa strada il momento – l’unico, probabilmente – più dance dell’opera, che contiene però in sé frammenti di elettronica sperimentale e resta molto distante dai precedenti episodi del gruppo.

L’album offre ancora varietà e momenti di livello: “Blood Rain” è evidentemente ispirata dal primo Brian Eno, mentre “Prima” conduce nei passi più oscuri e intimi dell’Aphex Twin di metà ‘90s. E non è tutto: “Fragility” si configura come una parentesi lo-fi degna di Autreche, e “Bodied” riprende sonorità elettroniche più classiche. Il disco si chiude con “The Circle Is Complete”, che dall’industrial passa all’ambient più epico e conclude un album estremamente vario, riuscito, che è un passo avanti nella carriera degli Ital Tek. (Samuele Conficoni)