OVERFLOWING "Overflowing"
(2018 )
Gian Maria Vannoni è un romagnolo doc che ha scelto, non a caso, un alias (Overflowing) pertinente e centrato: “traboccante”, appunto, è quello che si può asserire analizzando la linea sonora perseguita in questo e.p. d’esordio. Non ci riferiamo al numero dei pezzi (appena 5) ma alla sonorità corposa e, talvolta, tracimante di un’ottima electric-wave disegnata sui percorsi degli anni ’80, in cui Depeche Mode, Ultravox e Human League hanno lasciato un solco ancora felicemente battuto. Dai primi, il riminese trae ispirazione per sfornare il singolo d’apertura “Blood is god”, in cui la severità delle tastiere mette in risalto la stilizzazione ben assorbita dal Nostro, con la linea vocale alquanto oscura e per nulla fuori tempo. La successiva “How far now”, con il suo incedere ipnotico, evidenzia la sua voce interessante, carica e ruvida, a mò di Terence Trent D’Arby, e già questo è, di per sé, un bel fattore di sorpresa che assicura indubbie capacità interpretative. Carica di sensualità è, invece, “Indigo”, sospesa e delicata, con accordi di chitarre-Cure che s’intrecciano, a menadito, con keyboards borderline e mai invadenti ma con fascino prorompente. Invece, una ballad come “Youth” risplende di tanti riferimenti di slow-hits che Overflowing ha camuffato con estro e personalità, senza che possano infastidire evocazioni di Billy Idol che flirta con i lentoni dei Genesis post-Gabriel. Tremate, tremate, che con “Witch” le streghe son tornate: clima vampiresco ma con andazzo elastico che mette da parte timori infondati, nel quale Gian Maria puntella il suo incedere vocale come se fosse un Dracula rassicurante che ci conduce in Transilvania. Lasciate cadere i pregiudizi (semmai ce ne siano…) sull’elettronica eighties e sterzate l’attenzione su questo lavoro, in quanto Overflowing ha saputo assemblare anche formule di post-rock e shoegaze in un bel quarto d’ora, e sorprende come l’elettronica sia stata espressa con precoce maturità in totale full-immersion. (Max Casali)