recensioni dischi
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OMINOACIDI  "Nocivo"
   (2018 )

Non c’è niente da fare: gli echi degli anni ’80 sono duri a morire, indipendentemente dal genere riproposto. Nel caso dei bolognesi Ominoacidi c’è sul piatto il (tentato) rilancio della scena punk-rock felsinea, un po’ troppo ferma sulle gambe e piuttosto appesantita da insignificante routine stilistica. Come suggerisce il titolo, questo secondo capitolo è alquanto “Nocivo”, carico di strali abrasivi e lucide invettive verso il sistema che affossa il sogno giovanile con facili promesse e fuorvianti illusioni. Ed il quintetto proprio non ci sta ed appicca 5 fuochi rabbiosi ed urticanti che lasciano il segno nelle orecchie, procedendo col paraocchi necessario per non distogliere l’attenzione da coloro che, semmai, ti vogliano imbonire per non farti uscire dal coro uniforme di popolo. La reazione è palesemente espressa nei testi, a volte magniloquenti ma, tutto sommato, diretti e scevri dall’essere minimamente ruffiani. “Crisi”, “Cuore di cemento” sono titoli che già delineano (in)sofferenza e malumore, con bassi dispotici e chitarre che ti ruggiscono in faccia con graffi incalzanti e lodevole ridondanza, senza lasciare nulla al caso ma evidenziando quanto ci sia bisogno di unire più voci per ritrovare una protesta di massa che abbia un senso. Il quintetto fa leva sugli echi di Derozer e Punkreas per trovare la forza necessaria per rispondere alla chiamata alle armi e, come prodi battaglieri, non temono spari a vuoto o polveri bagnate, in quanto dotati anche di baionette affilate di riserva. C’è, ovunque, garanzia di sincerità, ed in finale la band ribadisce con fierezza di essere una “S.r.l.” compatta e coriacea che erige alto il muro degli amplificatori, tanto per fugare ogni dubbio all’orizzonte. In questa vita “Loska” c’è ancora chi, come gli Ominoacidi, non si arrende alla staticità temporale di un’esistenza piatta e passiva, perché il vero nemico “Nocivo” è quello di subire la manipo(po)lazione di Potere con rassegnazione e priva di nerbo. (Max Casali)