CHRISTIAN G. "Ma"
(2018 )
Sovente, un disco è la summa di vaste riflessioni che portano un artista ad eleggerlo come un rifugio ristoratore contro delusioni, disinganni, tradimenti, “MA” anche un deposito ludico e fantasioso, a mò di siero anti-morte. E per i sogni? C’è il mare: quel mare che tanto orbita nelle 11 tracce di “MA”, opera prima del cantautore sanremese Christian G.(ullone), in cui riesce a dire la sua con ottime peculiarità artistiche, tra poliedricità di vario stampo narrativo. Tanto per gradire, si presenta con “Inkantadabra”, brano dal carattere saltellante e bizzarro, la cui linearità è piacevolmente inafferrabile. “In scia strada du ma” è la tratta dialettale, battuta con distinguibile delicatezza folk-cantautorale, mentre “La chanson de Achab” veleggia con arie narrative da combact-rock, tanto care ai Modena City Ramblers, e ciò dimostra quanto Christian ci tenga a tener lontano lo spettro della ripetizione con un prodotto originale e vario(pinto). La title-track gode di un loop spaziale che si fonde con ariose esplosioni rock, cariche di grinta espressiva e tagliente, sulla scia di Cristiano De Andrè. E che dire di “PrimOttobre”, con aspetto sornione all’inizio e che poi esce allo scoperto con la sua latente indole energica? Tanto di cappello! Invece, al ritmo di un’amena pizzica, vola “Mariposa”, battendo le ali esecutive con tessuti leggiadri. Notate, poi, come l’irriverenza vocale di Christian G. si accosti a quella di Alberto Fortis nel singolo “Fastidio”, per graffiare, con un rock’n’roll-twist ironico e beffardo, contro l’odiosa e dilagante disciplina della lamentela, col valore aggiunto di un cantare denso di teatralità del tutto particolare. Sputa poi livore, il cantautore sanremese, con “I sogni non sono brividi”: delicata sì, “MA” accorata nella sua corporatura. Col sitar a fare gli onori di casa, “Il destino del Barnum” assume, nel suo incedere, aspetti mantra-circensi ove l’incisività dell’ugola del Nostro è rabbiosa e pertinente, e non crediate che, nell’ultima traccia, se ne stia “Zitto”. Cosa puoi obiettare ad un disco cosi? Siamo in presenza di un artista che si è voluto concedere una chance, una finestra senza doppi vetri, “MA” che spalanca ricche sonorità perseguendo una composizione diversificata e multicolor, e ciò è da consenso pieno, senza riserve, e in esso la noia è una chimera introvabile e nemmeno la monotonia transita nei paraggi. Quindi, non la solita minestra riscaldata “MA” un prezioso invito, a scegliere non la lamentela “MA” a concentrarci con la-mente-là: ossia, sulla vita (e la musica) che conta. (Max Casali)