recensioni dischi
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LIMBRUNIRE  "La spensieratezza"
   (2018 )

"Ti spensierai", faceva cantare Pasquale Panella ad un Lucio Battisti in piena ribellione auto - iconoclasta. E "La spensieratezza", esordio synth-pop del cantautore Limbrunire, mostra una lontana affinità col paroliere più intrigante d'Italia, senza la pretesa di avvicinarcisi, ma con alcune trovate lessicali funamboliche, al passo coi nostri giorni social. Gli arrangiamenti musicali sono pressoché uniformi in tutto l'album: un pop elettronico con brevi incisi reiterati di chitarra. Le sonorità si inseriscono nell'attuale tendenza itpop. Una caratteristica che emerge con insistenza è il divertito alternarsi tra italiano e francese, come in "D'emblè": "D'emblè, prêt-à-porter, dai defilè dell'alta borghesia mi dileguo". L'incipit del testo testimonia la ricerca di accostamenti inusuali: "Un colpo di sonno e poi il vuoto, il tergicristallo infranto. Un contadino mi riporta alla porta della mia divinità. Suppellettili appese alle pareti, profanati come cartelli autostradali lungo i viali conquistati dalle nebbie". Sono diversi gli esperimenti con i vocaboli, piacevoli da riportare qui dalle canzoni. "Riprendiamoci i tuffi e il fiume con le scarpe e le ragazze a fare il filo mute, e i crimini di sale sui pedalò in mare e fermi sulla sabbia in piena notte" (da "Nudi con le scarpe"). "Le acque stagnanti dove l'aldilà si reca per farsi indicare l'ultimo rifugio che sforna panini bianchi stantii. (...) Tramandare la bellezza, intuirne la forma d'onda e prendersi la normalità, ingannare le forze contrarie, sostanzialmente stare bene non è allarmante (...) I canti di guarnizione, i ritrovi seriali, gli attestati di partecipazione, le aperture degli anelli a spirale" ("Non è allarmante"). Attenta anche l'analisi dei nostri tempi, che, ai nostri tempi, la fanno un po' tutti; c'è un'ironia quasi obbligatoria che molti utilizzano anche a sproposito, ma non è questo il caso, essendoci di fondo la spensieratezza, e non quella falsa attitudine a condannare delle abitudini che in fondo ci appartengono. "Integrale a colazione, a pranzo niente sale, al centro estetico depilo la resurrezione. Corro sul tapis roulant che fa decisamente cool. M'addormenterò conquistato dall'ultimo grido di talent show, mentre un giudice intona in mondovisione decisamente cool!" (da "Decisamente cool"). "Chiuderò occhio in un mastice di sé. Sezioni secondarie a me (...) Passerà un altro inverno mon amour, e a un outfit abbineremo un'elegantissima hit, accontentiamoci di un piccolo sconto al sushi box" (da "Chiuderò occhio"). Ancora più beffardo in "Ho-oponopono": "Potresti scendere dal palco per favore, che non c'è spazio per cantare, per ballare coi Gorillaz, che poi se piove la corrente fa scintille, non rimane che filmare tutto, lanciare la diretta. Potresti scendere o restare, navigare o circumnavigare, cercare parodie, occasioni narcisistiche, twerkare con la mente (...) ti lascio scegliere l'emoticon che vuoi". Oppure in "Engagez vous", con un lontano richiamo di Battiato a "Up patriots to arms": "Ti stupirò, ho preso pixel mille watt d'unicità di fiori a led e strade vuote per viaggiare a 5G e sorseggiare tè come cliché, mica perché piace a me". Il francesismo si mescola anche all'anglicismo così invadente nella nostra lingua: "Sotto la doccia hai un momento free, l'unico vero momento free, la doppia spunta, le bolle blu...". Oltre a questo, troviamo vaghi riferimenti esoterici in "Nomen omen": "Teosofia del tale quale, occulta verità, santoni in smoking e sobrietà". E c'è una canzone dall'esito comico, "Giovanni non fare tardi": "Giovanni non fare tardi, ricordati di allacciare le scarpe (...) come punto di arrivo il romanticismo affidato alla mano (...) colpa del vino, di me che rischio di bermi anche il tappo". Dispiace che come pezzo di lancio con videoclip, si sia scelto proprio quello più debole del lotto di brani, "Ci divertiremo". Un brano un po' tanto ammiccante, con l'arrangiamento molestato da un super arpeggio sintetico tenuto a un volume sparato. Diciamo che è un pezzo che vuole fare a tutti i costi il piacione, ma, che lo troviate gradevole o meno, il resto dell'album è comunque di buona fattura: leggero ma non stupido, con testi intelligenti ma non pedanti. In una parola, spensierato. (Gilberto Ongaro)